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Quelli che…il femminismo di ritorno

In nome delle donne… si può tutto. È diventato il Cavallo di Troia per ogni attacco. Come se non bastasse, da qualche tempo la tendenza ha contagiato anche gli uomini. Ultimo a cavalcare questo femminismo di ritorno, il professor Umberto Veronesi che ha deciso, in un volume che esce oggi in libreria, di raccontare la sua “passione” per le donne attraverso le storie di quelle che hanno segnato la sua vita, a cominciare  dalla madre per arrivare alle sue pazienti. Con una morale di fondo: le donne ce la faranno presto. Ci voleva un grande uomo di scienza a dire che le donne oggi sono meno lontane dalla sintesi tra mondo professionale e mondo materno per ricordarci che sono più portate a cercare soluzioni diplomatiche nei conflitti o a prendere decisioni nei momenti critici? Forse no, o forse sì se le nostre “compagne di genere” non fanno altro che commiserarsi o andare a caccia della best practice nordica di turno per poter dire ancora una volta che la situazione femminile italiana è tra le peggiori (salvo poi scendere in piazza se Gheddafi dà loro ragione, sostenendo che persino in Libia il genere femminile ha vita migliore!).
Ma le prove della presenza maschile non si esauriscono qui. C’è anche qualche coraggioso che, stanco dei soliti luoghi comuni e del solito pressapochismo, ha deciso di aprire un foglio word, salvarlo con nome “Le quote rosa fanno male alle donne” e togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Sarà stato definitivamente sollecitato dal promo della puntata della trasmissione di Riccardo Iacona (andata in onda ieri sera) o forse da buon economista stava studiando l’argomento da mesi, fatto sta che Alessandro De Nicola ci regala un articolo su Il Sole 24 ore di ieri che faremmo bene a conservare. Dati alla mano, ci viene spiegato perché non è sempre vero che un maggior numero di signore nel Cda o nel top management di un’azienda garantisce migliori performance. Nemmeno nella così rosa Norvegia. È la solita questione, il nodo da sciogliere è quello della meritocrazia: anche tra le donne, ci sono manager brave e manager inadatte. E la politica? Anche qui, bisogna aspettare che “l’evoluzione naturale dei costumi e della società” faccia il suo corso. Così come cresce a dismisura la percentuale di donne tra i medici, gli avvocati e ora anche tra i magistrati, verrà il tempo in cui la stessa cosa accadrà alle manager e alle politiche. Senza il bisogno della legge. Quest’ultima semmai usiamola per aumentare la libertà di scelta della donna. Il resto, come sempre, verrà da sé (dalla rubrica “Donne Avanti!” del 29 settembre 2010).

 

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