
“Le proposte in tema di separazione delle carriere tra Giudici e Pubblici Ministeri, di svilimento della obbligatorietà della azione penale, di sdoppiamento e modifica del CSM nella sua composizione e funzionamento, erodono direttamente l’autonomia e l’indipendenza nell’esercizio della funzione giurisdizionale, spostano l’esercizio della azione penale sotto l’influenza del potere esecutivo e vulnerano il principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge – affermano il segretario Cosimo Ferri e il presidente Stefano Schirò -. E tutto ciò senza che vi sia una organica e consapevole visione dei delicati equilibri costituzionali coinvolti, delle corrispondenti funzioni di garanzia, della importanza centrale per i diritti di ciascuno e per la coesione sociale del controllo di legalità esercitato dalla magistratura”.
Ma non basta: “è inoltre fonte di grande perplessità la scelta di imprimere un’accelerazione alle riforme della giustizia, anche sul piano costituzionale, in un momento di crisi e tensioni istituzionali, mentre questioni di così alto profilo e di così enorme importanza per i diritti dei cittadini, richiederebbero una riflessione serena e corale”.
Nell’insieme “la complessa, ampia e inedita modulazione delle riforme, il coinvolgimento e la erosione di principi e garanzie di rango costituzionale, la disarticolazione che ne deriverebbe per il funzionamento del sistema giustizia fino a comprometterne la credibilità ed efficacia e la possibilità di garantire un esercizio indipendente della giurisdizione nei confronti di chiunque, impongono – conclude Mi – una urgente e attenta riflessione di tutta la magistratura”.