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Il Papa ricorda il sacrificio del ministro pakistano

Il Papa ha ricordato all’Angelus di domenica il sacrificio del ministro pakistano Shahbaz Bhatti, ucciso lo scorso mercoledì dai fondamentalisti islamici. Benedetto XVI, che aveva ricevuto Bhatti in udienza nei mesi scorsi, ha auspicato che la sua morte risvegli nelle coscienze l’impegno a tutelare la libertà religiosa. E ha parlato anche della Libia sconvolta dagli scontri armati, assicurando la sua vicinanza alla popolazione.
«Chiedo al Signore Gesù che il commovente sacrificio della vita del ministro pakistano Shahbaz Bhatti svegli nelle coscienze il coraggio e l’impegno a tutelare la libertà religiosa di tutti gli uomini e, in tal modo, a promuovere la loro uguale dignità», ha detto il Pontefice. «Il mio accorato pensiero – ha aggiunto Benedetto XVI – si dirige poi alla Libia, dove i recenti scontri hanno provocato numerose morti e una crescente crisi umanitaria. A tutte le vittime e a coloro che si trovano in situazioni angosciose assicuro la mia preghiera e la mia vicinanza, mentre invoco assistenza e soccorso per le popolazioni colpite».
Prima del ricorso del ministro pakistano assassinato e della situazione libica, Ratzinger aveva commentato il Vangelo della domenica, nel quale è narrata la parabola delle due case, una costruita sulla roccia e l’altra sulla sabbia: «In ogni epoca e in ogni luogo, chi ha la grazia di conoscere Gesù, specialmente attraverso la lettura del santo Vangelo, ne rimane affascinato, riconoscendo che nella sua predicazione, nei suoi gesti, nella sua persona Egli ci rivela il vero volto di Dio, e al tempo stesso rivela noi a noi stessi, ci fa sentire la gioia di essere figli del Padre che è nei cieli, indicandoci la base solida su cui edificare la nostra vita».
Spesso però, ha osservato il Papa, «l’uomo non costruisce il suo agire, la sua esistenza, su questa identità, e preferisce le sabbie delle ideologie, del potere, del successo e del denaro». Lo fa, ha spiegato, «pensando di trovarvi stabilità e la risposta alla insopprimibile domanda di felicità e di pienezza che porta nella propria anima». «E noi – ha chiesto Benedetto XVI – su che cosa vogliamo costruire la nostra vita? Chi può rispondere veramente all’inquietudine del cuore umano? Cristo è la roccia della nostra vita! Egli è la Parola eterna e definitiva che non fa temere ogni sorta di avversità, ogni difficoltà, ogni disagio».

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