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Chiesa e Unità d’Italia, tanto scandalo per nulla

Il Manifesto ha imbracciato ancora una volta il corso anticlericale. Non che l’abbia mai abbandonato, per carità, ma la copertina di oggi riferita a Benedetto XVI, dal titolo «Ha fatto breccia», è emblematica. E segna anche, se vogliamo, per la prima volta una sorta di senso di “inferiorità” dopo anni di superiorità morale e politica (presunta) della sinistra nel nostro Paese. Per lo storico quotidiano comunista «Dopo 140 anni si chiude la breccia di Porta Pia. Il cardinale Bertone (ministro degli esteri del Vaticano) partecipa alle celebrazioni per la liberazione della città dal potere temporale del papa. Ma oggi l’Italia berlusconiana non è laica, con la Chiesa padrona dell’etica nazionale (e dell’8 per mille). Nei festeggiamenti più che l’orgoglio delle radici contano il tesoretto dei finanziamenti per Roma Capitale e la sfida della Lega».
Dopo 140 anni, certifica il Manifesto, la sconfitta di massoni, radicali, comunisti, anticlericali in genere al di là del colore politico, è segnata dalla partecipazione del “terribile” cardinal Bertone a fianco del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, e del Capo dello Stato Giorgio Napolitano.
Pensare che era stato proprio l’ex comunista migliorista Napolitano da una parte e Joseph Ratzinger dall’altra a volere fortemente questo gesto di rappacificazione nazionale che poco investe la fede e molto invece a che fare con il rapporto sereno e “laico” – come qualcuno ama ripetere assai spesso – tra la Chiesa e lo Stato.
Il Manifesto vorrebbe raccontarci che oggi è il Papa tedesco ad aver fatto breccia nelle mura dello stato italiano, concepito come distinto e distante dalla religione del suo popolo, quella cattolica appunto. Il Manifesto vorrebbe dirci che il potere spirituale e temporale del Papa è quello di Papa Borgia e che assume contorni sempre più soffocanti per la società moderna. Vorrebbe dirci che quella cattolica è una componente opprimente, quando invece i cattolici, anche in Italia, sono ormai da anni oggetto di limitazioni, recentemente motivate dalla necessità di non urtare la sensibilità di altre minoranze religiose, in primis i musulmani.
Si vorrebbe anche far credere che alla Chiesa sono occorsi 140 anni per riconoscere l’Unità d’Italia e Roma capitale. Come se non fossero stati siglati due concordati, come se non fosse caduto il «non expedit» per la partecipazione dei cattolici alla vita politica del Paese.
Dimenticano i colleghi-compagni del Manifesto che Paolo VI volle che il cardinale Angelo Dell’Acqua il 20 settembre 1970 celebrasse con una messa proprio a Porta Pia  e una lettura «provvidenzialistica» il centenario dell’Unità d’Italia.
L’universo cattolico, poi, da don Carlo Passaglia (teologo durante il pontificato di Pio IX) a Manzoni, D’Azeglio e Rosmini si pronunciarono a favore della conclusione del potere temporale.
Il fatto che una fortissima – e minoritaria – componente abbia nel tempo voluto far passare l’evento di Porta Pia come una vittoria dell’anticlericalismo sul cattolicesimo romano, non significa che i cattolici, popolo e gerarchie vaticane, siano state costrette a bersi questa versione.
I colleghi-compagni del Manifesto vivono l’apertura del pontefice antimodernista come un’usurpazione clericale di ciò che considerano “cosa loro”, così come si vorrebbe far passare la Resistenza al nazismo e al fascismo come patrimonio esclusivo del partito comunista. Non è così, piaccia o non piaccia. Così come non è possibile sentire, in pieno recupero della memoria risorgimentale  che Cavour – vero artefice dell’Unità d’Italia – morì scomunicato. Camillo Benso, conte di Cavour, morì il 6 giugno 1861 dopo aver ricevuto dal suo parroco, frate Giacomo da Poirino, l’assoluzione sacramentale con confessione, unzione degli infermi e comunione.
Fu lo stesso Cavour a chiedere al proprio medico e futuro presidente del Consiglio, Luigi Carlo Farini, che il popolo fosse messo a conoscenza che aveva scelto di morire da cristiano, in pace con Dio.
Vedere il rosso porpora cardinalizio alle celebrazioni unitarie non sconvolga più gli animi sensibili degli anticlericali. È tanto scandalo per nulla.

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