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il metodo polacco

La Costituzione della Polonia prevede un tetto al debito dal lontano 1997. I limiti fissati sono due, il primo del 55 e il secondo del 60% del Pil, due cosiddette “soglie di avvertenza”. Si tratta di un freno istituzionale assai utile
Ridurre il debito. Facile a dirsi, difficile a farsi. Il ministro delle Finanze tedesco Wolfang Schauble, forte di una crescita eccezionale rispetto alla media continentale, propone di “fissare un tetto al debito nella carta costituzionale” e spinge i partner europei ad intraprendere la via del risanamento.
La “via tedesca”, per la verità, è una “via polacca” nel senso che la Costituzione della Repubblica di Polonia prevede un tetto al debito dal lontano 1997, quando venne statuita una serie di disposizioni a tutela della salute finanziaria dello Stato.
Ma cosa prevede precisamente l´articolo 216 nel capitolo delle finanze pubbliche?
I limiti fissati sono due, il primo del 55 e il secondo del 60% del Pil, due cosiddette “soglie di avvertenza”. Il meccanismo è questo: se il debito pubblico si avvicina pericolosamente al limite del 55%, si accende una sorta di “luce rossa”, ovvero il governo deve fare tutto il possibile affinché il deficit non sorpassi questa soglia, altrimenti potrebbe perdere il controllo sui conti pubblici e far peggiorare il rating del Paese; se il debito arrivasse al 60%, poi, la Carta imporrebbe un severo dovere all´esecutivo affinché intervenga per l´immediato risanamento dei conti pubblici. Ogni governo polacco ha naturalmente sempre preferito scongiurare misure impopolari, giacché un budget bilanciato, volens nolens, significherebbe forti tagli delle spese pubbliche e sociali, stipendi, investimenti pubblici, pensioni e comprometterebbe seriamente la conferma della maggioranza nelle elezioni successive.
La Polonia oggi è pericolosamente vicina alla soglia del 55% e proprio per questo il ministro delle Finanze Jacek Rostowski fa del suo meglio per regimentare i rendiconti della ragioneria dello Stato. Non sono ancora riforme vere e dure nel settore pubblico ma, piuttosto, interventi correttivi. Si tratta comunque, possiamo ben comprenderlo noi italiani, di un freno istituzionale assai utile che, se fosse stato adottato dai Padri costituenti o almeno successivamente introdotto, non avrebbe portato il debito italiano alle astronomiche cifre attuali.
Significativo è il fatto che per l´opinione pubblica polacca non esista alcun modo di aggirare la disposizione costituzionale relativa al 60%, eccezion fatta naturalmente per una modifica della Costituzione prima, ma per questo occorrerebbe la maggioranza assoluta nel Parlamento (3/5), rendendo una simile circostanza una mera ipotesi di scuola.
Per fortuna dei polacchi, le previsioni costituzionali non hanno mai dovuto attivarsi, anche se i governi precedenti si sono più volte avvicinati al 55%, come anche il presente guidato dal moderato Donald Tusk. L´unico governo, viceversa, che dal 1989 era riuscito a produrre un “surplus” del budget è stato quello del premier Jaroslaw Kaczyôski (2006-2007), ma allora la crisi non si era ancora manifestata e, anzi, si era verificata una breve positiva congiuntura.
Insomma, il “freno” polacco ha funzionato eccome, al punto che nessun governo ha mai osato superare il limite del 55%, per non parlare del 60% (formiche.net).
 

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