Archivio di Spettacolo

Nessuno tocchi Santoro

Prima di parlare del nostro amico Santoro, dobbiamo fare una sofferta ammissione, sia pur tardiva. Tanto ormai la redazione del Secolo d’Italia ci ha scoperto e a nulla è valso il tentativo di autodifesa libertaria di Giorgio Stracquadanio. È vero: tutti i collaboratori del Predellino scrivono sotto dettatura del deputato di riferimento e a sua volta il deputato riceve  ispirazioni direttamente dal Tiranno di Arcore. Pertanto anche questo articolo può essere considerato come espressione diretta della volontà del Cavaliere attraverso la mediazione dell’Onorevole.
Andiamo ora al centro della questione: noi vogliamo più Santoro in TV, più Michele per tutti, obbligatoriamente. Abbiamo assistito con malinconia agli ultimi fuochi di fila della trasmissione e il tribuno salernitano già ci manca. È lui la sponda strategica del nostro governo. Degli alleati vatti a fidare, un poco alla volta i centristi si sono sfilati. E anche quello che “sedeva alla destra del padre” a un certo punto ha cercato di compiere l’ennesimo parricidio della sua carriera politica. Santoro invece no: lui è fedelissimo. Insiste da anni nel suo cliché e contribuisce in maniera non irrilevante ai successi elettorali di uno sgangherato centro-destra alle ripetute sconfitte di un tragico-fantozziano centro-sinistra.
Un osservatore imparziale facilmente arriverebbe alla deduzione che don Michele è pagato da Silvio. Troppo evidenti sono i segni della “mitbestimmung”: della collaborazione strategica.
1.Santoro crea una caricatura fumettistica del Cavaliere Nero, alla fine lo rende un personaggio letterario, non privo di un certo fascino. È come Forattini quando disegnava Craxi con gli stivaloni (quasi una adulazione…). Di più, è come l’autore che inventò Diabolik.
2.Santoro spacca la sinistra, la sferza, alimenta l’ala estrema tribunizia. Soffia sul fuoco del massimalismo impolitico, spegne l’ultima fiammella di speranza per una sinistra riformista e di governo.
3.Viceversa, Santoro unisce il centrodestra: sparando a zero sul leghista e sul fascista, sul cavaliere del male e sui cattolici del centrino tutti costoro si trovano messi con le spalle allo stesso muro. E un attimo prima della fucilazione mediatica riscoprono le ragioni di una certa comunanza, di una vaga  solidarietà.
4.E quando Santoro sguinzaglia Travaglio, allora capisci perché in quella trasmissione il più serio di tutti è sempre il vignettista Vauro
Sia ben inteso, l’appello che rivolgiamo in difesa di Santoro si estende a maggior ragione a tutela di Travaglio. A noi non bastano più quei dieci minuti di fiele assoluto. Vogliamo una finestra di un’ora per Marco Travaglio: la famosa ora d’odio di Orwell. Quella scarica settimanale di veleno è  il miglior antidoto contro il fanatismo, contro il giacobinismo. È come assistere a un film dell’orrore, spaventarsi e alla fine tornare adulti e razionali pensando: vabbè, adesso torniamo alla realtà.
Che sarebbe di noi senza il travaglio santoriano? Certo c’è la Dandini, ma lì siamo a livello di divertissement salottiero. C’è Floris, ma è troppo poco aggressivo: l’elettore di centro-destra è sadomaso e ama le emozioni forti. Deve essere pesantemente sculacciato, frustato, ingiuriato affinché trovi l’impulso a recarsi alle urne. C’è  anche Guzzanti (non malignate pesando a quale dei due ci riferiamo…) ma è poca cosa: cronache di ordinario livore. Solo don Michele sposta i voti a nostro favore.
Come giustamente ha osservato Marcello Veneziani, quando Santoro fu esiliato dalla Rai Berlusconi perse le elezioni. Non vorremmo che qualcuno a sinistra stia manovrando per accoltellare il nostro alleato strategico.  Non lo permetteremo! Questo il mio monito, cioè il monito di Giorgio (e in definitiva di Sivio).
 
Da il Predellino. 

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