Archivio di Spettacolo

C’è risata e risata…

Hanno la stessa cattiveria di Checco Zalone. Chi li conosce bene sa che sono politicamente scorretti, sfacciati, dissacratori. Due vere “iene”, catapultate sul palco nazionalpopolare di Sanremo.  Dove, si sa, è sempre meglio non esagerare. Al festival certe cose non si fanno. Figuriamoci nell’anniversario dell’Unità d’Italia.
Dove sei costretto, dal protocollo e dalla retorica, a mettere sempre e comunque tutti d’accordo. A non sfuggire alle regole non scritte della comicità e dello spettacolo italiano.
E pensare che ce l’avevano quasi fatta Luca e Paolo, i “guastatori” dell’edizione condotta dall’eterno Gianni Morandi, a non deludere le attese dei soliti benpensanti, a non tradire quella che è considerata la cultura di riferimento della satira nostrana. Con la parodia di Silvio e Gianfranco, tra ricatti e sputtanamenti vari, processi ed escort, erano riusciti a far ridere gli antiberlusconiani da salotto e da battaglia. Speranzosi, davanti allo schermo piatto di ordinanza, di assistere all’ennesima omelia contro il Cavaliere nel programma più seguito della stagione televisiva. Così, tanto per legittimare la crociata e sottolineare il distacco del Paese dal tiranno. Gli artisti fanno da riflesso, lo show diviene in automatico lo specchio di una società che si ribella al Nemico.
Tutto secondo copione, quindi. Ma quella, purtroppo, era solo la prima puntata. Altra storia e altra musica nella seconda: i due comici genovesi hanno preso stavolta di mira Saviano, Santoro, Fini, Montezemolo. L’Italia “buona”, intoccabile. Vecchi e nuovi idoli del perbenismo radical chic.
Sai che brutto colpo per quelli che il giorno prima ridevano come matti?  Questi giullari da quattro soldi osano ridicolizzare l’eroe di Gomorra e il capo della resistenza mediatica anti Arcore? E’ una vergogna. Tutta colpa della deriva moralistica dei nostri tempi.
Mentre loro si disperano, a noi non resta che applaudire e sorridere dinanzi a una comicità finalmente sferzante, pura e non ideologizzata. Che non ha paura di invertire le tendenze , di colpire al cuore del “sistema” e di contraddire antichi e abusati luoghi comuni.
Perché, diciamolo, ci vuole davvero coraggio a dire ciò che in troppi pensano e che per non apparire stolti e ignoranti tengono per sé. Ovvero che Roberto Saviano è terribilmente noioso, Santoro sta sempre a piangersi addosso e a fare il martire a pagamento, Montezemolo gioca a fare il giovincello e dimostra di avere ogni giorno le idee parecchio confuse sulla sua discesa in campo.
Questa è satira: ti sbatte in faccia l’indicibile e se ne frega del conformismo intellettuale.
Un ultimo avvertimento: adesso non cadete nella trappola, non trasformate Luca e Paolo in due eroi berlusconiani. E lasciateli liberi di rompere, come è giusto che sia,  le scatole a tutti. Persino a quelli che pensano di poter usufruire di una sorta di immunità morale.

(da Il Predellino del 17 febbraio)

 

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