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L’Italia delle censure

Questo articolo avrebbe dovuto essere una semplice recensione. La recensione di un videogame uscito da poche settimane che si chiama “Medal of Honor”.
Purtroppo, visto che il Diavolo non dorme mai e, anzi, diuturnamente si ingegna per darci sempre nuove gatte da pelare, dal semplice contesto videoludico siamo costretti a spostare il fulcro del discorso sui massimi sistemi, sulla politica e sulla meta politica. Ragion del contendere stavolta è ascrivibile all’iniziativa “politica” del Senatore di Idv Augusto di Stanislao, il quale ha deciso di chiedere che il suddetto gioco sia “ritirato dal mercato”.
“E’ sconcertante e avvilente che domani arrivi in Italia il video gioco Medal of Honor”, dice l’On. Augusto Di Stanislao capogruppo Idv in Commissione Difesa. “Abbiamo appena finito di piangere 4 nostri soldati uccisi nell’agguato a Farah e da domani avremo nei negozi il nuovo videogame che permetterà a tutti, bambini compresi, di scegliere di stare dalla parte delle forze occidentali o talebani e addentrarsi virtualmente nello scenario di guerra. Chiederò, in tutte le sedi competenti, il sequestro in tutta Italia del videogioco”.
Ora, se c’è qualcosa che davvero sconcerta ed avvilisce è il pressapochismo aprioristicamente censorio che sempre, salvo poche benemerite eccezioni, anima iniziative “politiche” di questo genere. Qualche considerazione preliminare sul gioco in questione, del quale con tutta evidenza l’onorevole di Stanislao nemmeno ha preso in mano la confezione. In primo luogo è proprio impossibile non vedere il titanico bollino rosso che qualifica il prodotto come vendibile esclusivamente a chi abbia almeno 18 anni.
Bollino che viene per buona misura riprodotto anche sul retro della confezione. Il distributore del prodotto ha quindi adempiuto puntualmente agli obblighi di legge previsti. Nessun bambino potrà pertanto “giocare alla guerra”.
In secondo luogo, per amaro e sminuente che possa sembrare, di soldati italiani nel gioco non se ne vede neppure l’ombra: la campagna per giocatore singolo vedrà alternarsi un reparto di forze speciali chiamato “Tier 1” ed uno di “Rangers”, entrambi statunitensi, contro i Talebani nel tormentato scenario Afghano.
Discorso diverso per il cosiddetto “multiplayer”, ovvero la modalità di gioco che prevede il confronto con altri avversari umani, nel quale, per questioni di prudenza e correttezza politica forse un tantino eccessiva, i Talebani vengono sostituiti da una nebulosa e non meglio precisata “forza di opposizione”. Mossa adottata dai produttori del gioco proprio al fine di evitare polemiche e censure di sorta.
Consiglieremmo pertanto all’Onorevole “valoriano” di documentarsi un minimo prima di intraprendere iniziative politiche inquietanti che tanto sanno di “minculpop”…e di licenziare lo spin doctor che gli ha suggerito una tale iniziativa, magari perché appetibile dal punto di vista della visibilità, ma totalmente viziata da una disinformazione che definire grossolana è poco.
Senza contare che “Medal of Honor” è un prodotto di tutto rispetto, realizzato molto bene sia dal punto di vista tecnico che contenutistico. Un gioco, per altro, che senza eccessi o sbavature patriottiche si sforza di rappresentare in maniera convincente e sufficientemente drammatica un ipotetico scenario tattico in un contesto reale.
Non riduce, come banalmente è stato detto dai soliti disinformati, la “guerra a un gioco”. Più corretto sarebbe dire che il gioco è ambientato in uno scenario realistico, senza alcuna volontà di deridere, sdrammatizzare o, meno che meno, mancare di rispetto a quanti valorosamente combattono ogni giorno contro i Talebani.
La cosa che realmente desta preoccupazione, casomai, è l’attitudine che iniziative di questo genere denunciano. Non bastava il pangiustizialismo di quanti vorrebbero vedere introdotta in Italia la “Legge sui sospetti” di giacobina memoria, ma addirittura si vuole paternalisticamente decidere quali programmi possano girare sui nostri computers e quali no.
Senza nemmeno avere la più elementare cognizione riguardo all’oggetto di cui si chiede la censura. La vicenda può apparire poco importante e significativa a fronte di problemi politici e morali di carattere ben più serio, ma in verità quella che in apparenza si presenta come una bagatella da tre soldi, è solo la punta dell’iceberg.
Se di fronte alla condanna a morte per “blasfemia” di Asia Bibi (http://www.antoniosocci.com/2010/11/salviamo-asia-bibi-vedi-appello-di-tv2000-in-fondo/ ), di fronte ai finanziamenti che la fondazione eugenetica Marie Stopes (qui potete vedere di cosa si occupa: http://www.mariestopes.org.uk/About_us.aspx ) riceve dal governo britannico e dalla comunità europea, di fronte al massacro, reale e non virtuale, perpetrato contro i Cristiani di mezzo mondo il problema vero risulta essere l’opportunità politica di pubblicare un videogame che rischia di offendere la sensibilità ipertrofica di qualche animuccia bella da salotto, vuol dire che davvero viviamo in un mondo rovesciato e che abbiamo perso definitivamente la bussola dell’elementare buon senso…(dal Predellino).

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