Politica

XXX CONGRESSO NAZIONALE DELL’ANM: L’OPINIONE DI PAVICH (MAGISTRATURA INDIPENDENTE)

C’è grande attesa per il XXX congresso nazionale dell’ANM che si apre oggi a Roma; l’attenzione dei mass media sarà notevole, con dirette televisive e finestre informative, segno evidente dell’attenzione per l’evento.
È una fase cruciale per i destini dell’Associazione e dell’intera magistratura. Il momento politico in cui cade il congresso è molto delicato, se non altro per i prossimi appuntamenti in tema di riforma della giustizia; ma soprattutto esso è assai difficile per il sindacato delle toghe, alle prese con una crisi di rappresentatività sempre più percepibile.
Crescono, infatti, fra i magistrati, la critica e l’insoddisfazione verso il modo in cui la gestione dell’ANM si è rapportata, negli ultimi tempi, con una realtà professionale nell’occhio del ciclone, adottando scelte e fornendo risposte che a molti non sono apparse all’altezza: ne è riprova il significativo consenso manifestato verso candidati esterni ai gruppi associativi alle recenti elezioni dei membri togati del CSM; ma ne è anche riprova il netto dissenso di una delle correnti, Magistratura Indipendente, verso quella che è apparsa come una gestione verticistica, incarnata dall’attuale Giunta esecutiva, tanto più criticabile in quanto coincidente con una evidente crisi di partecipazione.
A mio avviso, sono due i punti critici su cui sarà utile aprire una discussione durante i lavori. Il primo è di metodo, ed è riferito proprio alla tendenza della Giunta attuale ad agire e intervenire nelle questioni interne e nei rapporti esterni prescindendo quasi sistematicamente da ogni coordinamento con il Comitato direttivo centrale, che pure, secondo lo statuto dell’Associazione, “impartisce le direttive alla Giunta Esecutiva Centrale per lo svolgimento dell’attività associativa”, mentre la Giunta deve “attuare le deliberazioni adottate dal Comitato” e può provvedere  in via immediatamente esecutiva solo in casi di assoluta urgenza, salva ratifica da parte del Comitato. Invece, agendo in modo spesso totalmente autonomo, di fatto la Giunta ha dato l’impressione di violare le prerogative di indirizzo del Comitato, fra l’altro togliendo virtualmente ogni possibilità di interlocuzione alla corrente di M.I. –attualmente sostenuta da circa il 25% dei magistrati italiani- che è all’opposizione e non ha propri rappresentanti in Giunta.
Il secondo punto, forse il più sentito dalla base, è la sostanziale abdicazione dell’ANM ai propri compiti sindacali, a lungo liquidati con atteggiamento vagamente snobistico in favore di una più marcata connotazione politica, e solo occasionalmente e debolmente recuperati. Ciò ha suscitato critiche e aperte contestazioni, oltretutto in un momento storico in cui la condizione professionale dei magistrati è resa particolarmente gravosa da crescenti difficoltà organizzative, da pesanti carenze finanziarie e di organico, da provvedimenti in materia ordinamentale e retributiva spesso penalizzanti. Invece la risposta dell’ANM, anziché scegliere un approccio propositivo e di interlocuzione tecnica con le istituzioni dello Stato, è stata caratterizzata da un atteggiamento di sostanziale preclusione al dialogo e di contestazione politica sulle questioni della giustizia, anche attraverso manifestazioni plateali di dissenso: il che ha attratto sull’intera categoria accuse, spesso strumentali, di politicizzazione, ha ridotto di molto le possibilità dell’Associazione di farsi ascoltare, e non ha minimamente pagato in termini di condizioni generali di lavoro per i magistrati italiani.
C’è da auspicare che la “forza del rinnovamento” evocata dal titolo dato al congresso, si manifesti con un netto cambio di rotta dell’Associazione, rendendola più sensibile alle istanze e alle insoddisfazioni della base e più all’altezza dei propri compiti di rappresentanza sindacale della categoria.

*  magistrato 

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