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Le italiche Tre – Forbici

Sono un consigliere di un municipio di Roma, di uno dei più piccoli municipi di Roma, meglio noti ai profani del decentramento amministrativo come “circoscrizioni”. Il mio piccolo municipio, se avesse lo status di un comune, sarebbe, per numero di abitanti, la ventisettesima città italiana. Più popolosa di sette capoluoghi di Regione e di 83 capoluoghi di provincia italiani.
Per essere eletto nel mio municipio, quando si è in maggioranza servono circa 200 preferenze personali, ma quando si va all’opposizione, non ne bastano 450. Il che vuol dire dover essere presenti, conosciuti e stimati da diverse centinaia di persone nell’universo politicamente distratto e lasso della Capitale.
Oltre alla mia carica elettiva, sono portaborse – a titolo gratuito – di un parlamentare della Repubblica. Ho sempre voluto difendere fermamente il concetto relativo al fatto che i famigerati “costi della politica” non fossero imputabili ai rami del Parlamento. E sostengo ancora (dentro di me) le ragioni che contraddistinguevano le mie arringhe difensive agli attacchi delle chiacchiere da autobus sciorinate all’indomani di una qualunque omni-proveniente manovra finanziaria che impone nuovi buchi alla cintura per la cittadinanza del Belpaese.
Poi all’improvviso arrivano le Tre-Forbici. Il superministro Giulio Tremonti nell’ultima finanziaria appena controfirmata dal capo dello Stato va a minare alla base numerosi articoli relativi al D.Leg 267/00, meglio conosciuto come T.U.E.L. (Testo Unico degli Enti Locali) nella parte che disciplina le indennità ed i rimborsi dei consiglieri comunali e provinciali e ne determina le relazioni con i propri eventuali datori di lavoro. In sintesi, applicato il complesso algoritmo burocratico, i sindaci delle grandi città e provincia avranno un taglio dello stipendio di circa il 10% mentre i consiglieri comunali e provinciali un ribasso di circa il 30% della propria indennità di funzione. Ed è abolita ogni forma di gettone di presenza. Ed una norma successiva, prevede anche la possibilità di rivedere il rimborso all’azienda presso quale si prestava servizio, negli orari di assenza giustificati dall’espletamento del proprio mandato elettorale. Per i consiglieri di comunità montane, unioni di comuni e consigli circoscrizionali (il mio caso) invece, viene azzerata ogni forma di rimborso. Dai mille euro lordi al mese a zero. Dal primo giugno 2010. Da subito.
Andando a fare due conti ulteriori il risparmio netto del taglio dei costi delle amministrazioni municipali della Capitale varia da un massimo di 3,8 milioni di euro ai 3,2 milioni in base alle aliquote IRPEF di ogni consigliere ossia lo 0,00015 percento dell’impatto totale della manovra da 24 miliardi di euro.
Ma sfogliando la finanziaria si trovano anche altri tagli. Il comma 2 dell’articolo 5 della manovra annuncia fiero che dal 1 gennaio 2011 i ministri ed i sottosegretari del Governo avranno una decurtazione del 10% del proprio stipendio; si tratta però dei NON parlamentari, e a seguito di una accurata ricerca ci si rende conto che il comma colpisce la bellezza di 8 persone! Ma c’è di meglio. Di molto meglio. Il comma 4 del succitato articolo irrompe imponendo un giusto taglio del 10%  a parlamentari italiani ed Europei e Consiglieri regionali. Si ma non subito. Si ma non dal primo gennaio 2011. Esattamente dal prossimo rinnovo degli organi, che significa 3 anni per i parlamentari italiani, 4 per quelli europei e 5 per la maggior parte dei consiglieri regionali. Fatto salvo che i presidenti delle Camere lo approvino.
Va bene, ci sto. I deputati e senatori Italiani non devono occuparsi delle sciocchezze con cui noi consiglieri circoscrizionali ci dilettiamo. Non devono assolutamente subire le lamentele delle anziane abitanti dei nostri quartieri sulle buche sui marciapiedi e sulle strisce pedonali scolorite. Non devono per nessuna ragione al mondo affliggersi di fronte a madri pretenziose che vogliono che il proprio figlio sia inserito in graduatoria per l’asilo nido, e nessuno può permettersi di imputare loro la non conoscenza della macchina amministrativa che regola i servizi sociali, la gestione del patrimonio, la disciplina dell’edilizia privata e le forme di sviluppo economico dell’artigianato e del commercio. Ora che ci penso meglio non devono neanche occuparsi di essere votati. Non devono neanche prendere le preferenze. Volendo possono anche non parlare proprio con nessuno fuorché i propri famigliari, i propri assistenti ed i vicini di scranno. Beh, lanciando una provocazione basterebbe che ogni parlamentare italiano rinunciasse a meno di 140 euro mensili per non alterare di un centesimo i “lauti” rimborsi di 475 consiglieri municipali di Roma. Ma ne lancio una più forte. Levateci tutto: indennità, rimborsi da lavoro, certificati giustificativi, gettoni di presenza, tesserino di riconoscimento. Prendetevi pure i microfoni in aula consiliare, tanto abbiamo ancora la forza di urlare. Ma reintroducete le preferenze alla Camera dei Deputati ed al Senato della Repubblica. I voti poi ve li andate a cercare da soli. E poi vediamo quanti ne prenderete.

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