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WATCHMEN

Può un film rispecchiare e rendere l’idea di una graphic novel come Watchmen? No, non può.
Nonostante il coraggioso tentativo di Zack Snyder, che di visionario ha ben poco, in termini di trasposizione cinematografica quello di Watchmen è un tentativo fallito. Avrebbe fallito chiunque: c’è troppa carne al fuoco, troppe storie, troppi intrecci, troppi salti temporali e troppe tematiche in ballo. Un fumetto di oltre quattrocento pagine che contiene la rivoluzione copernicana del concetto di super eroe e che non può certamente essere rappresentato da una pellicola di neanche tre ore. È la classica questione dell’adattamento cinematografico. Se ne parla dai tempi del Nosferatu di Murnau: può un film rendere l’idea di un romanzo? Può trasmettere tutto quello che racchiude il libro, tutte le informazioni che contiene? In alcuni casi, sì. Quando il regista non ha la pretesa di riprodurre fedelmente il contenuto del libro, in altre parole quando non prova semplicemente a “filmare ciò che è stato scritto”, ma dà una sua personale interpretazione a quel che ha letto, allora possiamo avere un adattamento valido. Se s’intravede, cioè, in sottofondo lo spirito del regista che prende, manipola e reinterpreta senza necessariamente stravolgere il racconto, allora il film è un reale adattamento e assurge allo status di “opera”. Altrimenti è un pistolotto.
L’errore più grande di Snyder è stato quello di non avere avuto il coraggio di interpretare praticamente nulla. Ma è impossibile non attuare qualche modifica se vogliamo passare una storia da un media ad un altro. Snyder ha utilizzato il fumetto stesso come storyboard, e le poche modifiche che vi ha apportato non ne hanno di certo migliorato il risultato. A parte l’incupirsi di tutti i colori verso un grigio spento che vorrebbe rappresentare molto banalmente il degrado morale del mondo e quello spirituale dei protagonisti, il regista tende a mostrare ossessivamente sesso e violenza quasi fossero i cardini portanti dei propri film (si meritano sempre il rallentatore), cosa che se in 300 poteva passare inosservata, in Watchmen si nota parecchio. Anche nel fumetto ci sono sesso e violenza, ma sono molto più velati, più nascosti, sono più che altro allusioni che creano in noi quella consapevolezza che lascia spazio all’immaginazione come nelle antiche tragedie greche. Ma l’ossessione nei confronti del “mostrare” non si limita a questa inutile esagerazione: viene usata impropriamente anche la tecnica del “ralenti” (le sequenze al rallentatore), abusandone,  dilatando il tempo e diminuendo il ritmo dell’azione.
Questo film si distacca dallo spirito del fumetto, non ne coglie la complessità pur mantenendone l’essenza, è superficiale ed approssimativo. Non a caso il creatore del fumetto, Alan Moore, ha dichiarato che non vedrà mai il film: Watchmen nasce a disegni e tale deve rimanere. È inconcepibile la pretesa di “filmare il fumetto”, dal momento che per farne un film bisognava prima adattarlo, cosa che Snyder non ha fatto. Non è un adattamento questo, è una traslazione bella e buona, un tentativo di clonazione che non ha potuto che fallire. Quindi se lo spettatore ha già letto Watchmen capirà tutto senza alcun problema, e potrà rimanere più o meno schifato dalla conversione fumetto-film; se invece non ha letto il fumetto e approccia direttamente al film allora forse uscirà anche contento dalla sala ma con molte domande, consce e inconsce, che gli suggeriranno che c’è qualcosa che non va, che manca qualcosa. Una sete di conoscenza che può essere soddisfatta soltanto dalla lettura di questa complessa, ma magnifica, graphic novel.

WATCHMEN (2009)
Regia: Zack Snyder
Interpreti: Malin Akerman, Patrick Wilson, Carla Gugino, Billy Crudup, Jackie Earle Haley
Durata: 162 minuti

 

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