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Katyn, dopo 70 anni ancora censura

 

Qual è l’ultimo scandalo culturale del Belpaese? La censura applicata al film Katyn, che ricostruisce la terribile strage di circa dodici mila tra ufficiali e sottufficiali dell’esercito polacco operata con spietata ferocia dall’Armata Rossa nel 1941 e non soltanto negata dall’Urss ma, addirittura, attribuita per anni dall’Unione Sovietica ai nazisti. Oltre a voci isolate della stampa (Avvenire, Tempi, Corriere della Sera) e della politica (il capogruppo PdL alla Camera, Fabrizio Cicchitto), a parlare di censura è stato lo stesso regista del film, l’ottantatreenne premio Oscar polacco Andrzej Wajda, figlio di un capitano del 72° reggimento fanteria, anch’egli trucidato nel bosco di Katyn.  Lo ha confermato – sempre sul Corsera – il distributore italiano, definendo il boicottaggio “doppio”: “commerciale e storico culturale”. Ma vediamola in cifre questa censura: secondo il sito specializzato MyMovies, mentre il film Watchmen è proiettato in 283 sale cinematografiche italiane, Katyn è visibile appena in 4! Per forza il regista giudica “triste che il mio film in Italia sia sparito”: delle quattro sale cinematografiche solo una si trova in una grande città, Roma, presso il cinema Farnese di piazza Campo dei Fiori. Il film è un capolavoro e A voce alta ne consiglia vivamente la visione ai suoi lettori più fortunati.

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