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Un Reggente senza cultura

Dopo le dimissioni di Veltroni lo scettro del Pd – tra perplessità e critiche – passa a Dario Franceschini. Si tratta di una scelta che al tempo stesso delude la base, non convince gli addetti ai lavori e rappresenta l’ennesima accordo al ribasso all’interno del Partito democratico.
Sul Predellino abbiamo spiegato già ricordato che Dario Franceschini, quinta fila della Dc, nel 1993 la abbandona per andare a Sinistra con la pattuglia dei Cristiano sociali. Gli esponenti  più in vista di quel piccolo movimento sono oggi appunto Dario Franceschini e Giorgio Tonini, cioè – ammesso sia una categoria politica ancora valida – due veltroniani.

Dario Franceschini non è un cristiano sociale

La definizione storica di cristiano sociale, tuttavia, non corrisponde al neo segretario del Pd: non si tratta di un’espressione accomunabile a quella di “cattolico democratico”, utilizzata a più riprese dai democristiani di sinistra in teorica opposizione alla definizione di “cattolici liberali”. Mentre essere cattolici democratici vuole dire tutto e niente, essere cristiano sociali – almeno sul piano strettamente politico culturale – ha un significato ben preciso.

Gerardo Bruni e i cristiano sociali “veri”

Il movimento (poi partito) cristiano sociale nasce su impulso di un intellettuale di origine umbra, Gerardo Bruni, collega di De Gasperi e di Igino Giordani come bibliotecario della Biblioteca Vaticana. La vicenda dei cristiano sociali e di Gerardo Bruni è decisamente marginale nella storia del movimento cattolico del secondo dopoguerra. Marginale perchè brevissima ma politicamente e culturalmente significativa. I cristiano sociali, anzitutto, stanno a Sinistra ma sono anticomunisti. Scrive Bruni: ‹‹Noi siamo anticomunisti perché rinneghiamo l’anima materialista dell’ideologia comunista; perché rinneghiamo l’odio di classe – pur non disertando la lotta – e la dittatura classista. Perché il comunismo è un credo, una religione, opposta alla natura della persona umana quale è da noi concepita. Perché, in altre parole, è antipersonalista e, in pari tempo, coi suoi metodi di violenza e con le sue forme di collettivizzazione diretta da parte dei poteri pubblici, è incapace di realizzare una comunità di lavoratori vera e propria››.
Come si vede, il pensiero di Bruni e dei cristiano sociali “veri” (e non di quelli inventati da Pierre Carniti e da Ermanno Corrieri) risente fortemente dell’influsso del grande pensatore cattolico francese Jacques Maritain. Per Bruni e i cristiano sociali, dunque, la nuova Repubblica italiana dovrà prima di tutto garantire il primato della persona umana. I cristiano sociali, tuttavia, nonostante i tentativi di un incontro con i democratici cristiani di Alcide De Gasperi non aderiranno alla Democrazia Cristiana. La Dc di De Gasperi, per Bruni, era troppo riformista e troppo centrista. Già, perché l’anticomunismo e antisocialismo dei Cristiano sociali non è assoluto.
Essi vedono anche nel comunismo qualcosa di buono: ‹‹Le verità del comunismo sono: la critica della civiltà borghese; la denuncia della carenza dei cristiani; che l’economia non può essere abbandonata all’autonomia degli interessi in cozzo; che la società deve essere una società di lavoratori; che le classi devono essere abolite; che l’ordinamento politico dev’essere rappresentativo dei bisogni reali (contro la democrazia formale); che le barriere nazionali devono cadere (sul campo economico come sul campo politico la rivoluzione non può essere confinata dentro i limiti della nazione); che il principio della libertà formale è un principio conservatore. Gli errori li abbiamo già descritti: negazione dello spirito, negazione di Dio, sociocentrismo (negazione dell’uomo), eccessiva fiducia dell’uso della violenza, statalismo››.
Sulla base di queste considerazioni, i cristiano sociali, si consideravano i ‹‹veri eredi del cristianesimo sociale››, che hanno saputo ‹‹mettere a profitto l’antico seme›› trapiantandolo ‹‹su nuove terre››, mostrandosi all’altezza delle nuove situazioni ‹‹provocate dal fallimento demoliberale e dalle prospettive socialcomuniste››. Falliranno ben presto gli appuntamenti in casa Spataro, promossi anche per rendere possibile il ‘matrimonio’ tra democratici cristiani e cristiano sociali. Bruni e i suoi sceglieranno una terza via: né con la Dc, né con il Pci e il Psi. Sarà così che, alle elezioni del ’46, con lo 0,22% Bruni verrà eletto alla Costituente ma alle elezioni politiche di due anni dopo resterà escluso dal Parlamento.

 

Un democristiano senza memoria che tiene insieme il Pd con la retorica della Costituzione

Ecco, Dario Franceschini, il cristiano sociale del 1993 convertito poi al popolarismo sinistrorso nella seconda metà degli anni ’90, è in realtà un democristiano senza memoria e senza cultura che cita Zaccagnini e Boldrini col solo intento di perpetuare la celebrazione del mito resistenziale che lega gli eredi del Pci e di una parte della Dc contro Berlusconi. Di fronte all’Assemblea frettolosamente convocata per dargli un abbozzo di legittimazione ha tuonato: ‹‹non sono un signor nessuno, un debole: non avrò padrini e protettori. Deciderò da solo››. Quanta audacia da parte di qualcuno che è segretario per decisione del predecessore (Veltroni) e del probabile successore (Bersani)!
Un’audacia che è divenuta noiosa spudoratezza quando Franceschini ha annunciato che domenica avrebbe giurato a Ferrara sulla Costituzione nel castello Estense: ‹‹Lì – ha spiegato – nel ’43 furono trucidati 13 cittadini innocenti come monito contro i partigiani. E lì davanti chiederò a mio padre, che allora era un giovane partigiano, di portare la copia della Costituzione e vi giurerò la mia fedeltà››. Un gesto, quello di Franceschini, che stride con la sua storia personale. Avrà pure avuto il padre partigiano ma – come ha ricordato Gianpaolo Pansa nei giorni scorsi – ha avuto anche un nonno fascista: «Un amico di Italo Balbo: con la Rsi divenne Podestà di San Donà di Piave. Dopo l’8 settembre fuggì per salvare la pelle. Per fortuna ci riuscì».
Il dramma del Partito democratico sta tutto qui: in un segretario senza cultura e senza memoria che, nel 2009, intende ancora alimentare una sorta di guerra civile della politica italiana.

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