In Italia tutti parlano delle leggi, in molti le criticano, qualcuno le apprezza, nessuno le legge. Solo così si può spiegare la polemica portata avanti dalla sinistra sulle cosiddette “ronde”, parola decisamente inappropriata e strumentalizzata a più riprese. Alla luce del testo appena approvato dal parlamento, infatti, è più corretto parlare di “vigilanza civile”. Nella parola “ronda” vi sono due idee che nulla hanno a che vedere col testo della legge: l’idea dell’incontrollabilità del fenomeno e l’idea di un’ostilità verso qualcosa o qualcuno (come se stessimo parlando di “spedizioni punitive”).
Leggiamo la legge: “gli enti locali saranno legittimati ad avvalersi della collaborazione di associazioni tra cittadini al fine di segnalare agli organi di polizia locale eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero situazioni di disagio sociale”.
La prima cosa che salta agli occhi è il ruolo decisivo degli enti locali. Nessun pericolo di iniziative estemporanee o improvvisate: senza l’input dell’ente locale nessuno è autorizzato a fare alcunché. Gli enti locali non si rivolgono, come la sinistra vorrebbe far credere, a gruppi di facinorosi non meglio identificati ma a specifiche associazioni di volontari che dovranno essere iscritte in apposito elenco a cura del Prefetto, assicurando così un ulteriore filtro istituzionale che metta al riparo da ogni possibile eccesso.
In secondo luogo: quale compito devono svolgere queste associazioni di volontari? Anche qui, si legga la legge: “segnalare agli organi di polizia locale eventi che possano arrecare danno alla sicurezza o disagio sociale”. In altre parole, queste associazioni hanno come unico scopo quello di fare ciò che ogni buon cittadino dovrebbe fare: collaborare con le forze dell’ordine per segnalare casi di pericolo o disagio. Niente di più, niente di meno. Come si può essere contrari? Forse qualcuno propugna un modello di cittadinanza “menefreghista”, che di fronte a casi di potenziale pericolo per la sicurezza se ne infischi voltando lo sguardo dall’altra parte?
