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Un matrimonio all’inglese

ll giovane John Witthaker s’innamora perdutamente di un’elegante e indipendente americana di nome Larita e la sposa. Viene quindi il momento di presentarla alla famiglia, che vive imbalsamata e preda dei debiti in una splendida villa della campagna inglese. Nonostante Larita faccia buon viso a cattivo gioco, è presto chiaro che la suocera non può vederla e che anche le sorelle di John sono più che mai diffidenti nei suoi confronti. Lo stesso non si può dire, invece, del capofamiglia, un uomo che la guerra ha reso allergico all’ipocrisia ma non insensibile all’intelligenza e all’ironia involontaria. Se la storia poggia su un conflitto di civiltà canonico, tra vecchio e nuovo mondo, le tinte con cui l’autore inscena tale confronto sono deliziosamente originali e sembrano ricalcare l’aforisma di Wilde per cui gli inglesi “oggigiorno” hanno veramente tutto in comune con gli americani, tranne, naturalmente, la lingua.
Jessica Biel è l’indossatrice ideale dei panni della volitiva Larita, inetta nella nobile arte della sopportazione forzata e interprete dai tempi comici perfetti; Ben Barnes è il maritino plasmabile e naïve; Kristin Scott Thomas e Colin Firth, signori e suoceri, sono il re e la regina della risata a denti stretti. Ma il film non si riduce allo sfoggio di wit né alla rivisitazione in chiave più che mai dinamica dei topoi dell’irriverenza a corte (dalla preoccupazione patologica per l’animale domestico alla complicità fisiologica della servitù nel misfatto) ma si addentra, armato di una sottile lama di coltello, ad esplorare le conseguenze più intime di una lotta senza fine tra presente e passato all’interno della coscienza stessa di Larita e va sondando il prezzo e il gusto della libertà, anche e soprattutto in amore. Con un matrimonio all inglese il regista australiano si cala in un’epoca passata con il passo curioso e spedito della contemporaneità, ma senza per questo farne un’operetta pop, anzi lucidando il jazz sul grammofono perché possiamo ricordarci d’un tratto di tutta l’energia e l’afflato di ribellione che già contiene.
Nel bel mezzo dell’eccentricità apparente di Larita, che prende parte alla caccia alla volpe a cavallo di una moto, e dell’eccentricità reale di una caccia alla volpe punto e basta, Elliot non è certo tipo da sottrarsi alla gara di anticonformismo per nascondersi dietro una regia trasparente.

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