Meno male che la Gelmini era stata chiara. E in occasione dell’apertura dell’anno scolastico aveva avvertito gli addetti ai lavori: “Fuori la politica dalle scuole”.
Le ultime parole famose. A una settimana di distanza ci accorgiamo che l’invito del ministro è caduto nel vuoto.
Lo scopriamo leggendo un’ansa delle 12 e 18 del 21 settembre: “Solo alle 11 e 30 di questa mattina ho ricevuto la circolare del ministro Gelmini sul minuto di silenzio. Ma nel mio istituto, né alle elementari e né alle materne si parteciperà a questo invito per la ‘riflessione solidale’, perché in questo momento sarebbe solo retorico”. A parlare è Simonetta Salacone, preside della scuola materna ed elementare ‘Iqbal Masih’ di Roma.
“Se proprio va osservato un minuto di silenzio – ha aggiunto il dirigente scolastico dell’istituto capitolino – dev’essere dedicato a tutte le vittime che muoiono sul posto di lavoro e del resto anche quei soldati stavano facendo il loro lavoro”.
Poi, tanto per non fare politica: “Una vera missione di pace va fatta con dottori e insegnanti, non con i militari”.
E ancora: “In un momento in cui si discute sul senso della missione in Afghanistan, se ritirare o meno le truppe, penso che sia più necessaria una discussione tra adulti, come docenti e genitori, che sarà avviata nel mio istituto nei prossimi giorni. I bambini delle scuole materne ed elementari, invece, sono troppo piccoli per riflettere su alcuni temi”.
L’Italia, grazie a Dio, è un paese libero. La tragedia di Kabul, inutile negarlo, non ha solo unito. Non sono mancate le solite voci fuori dal coro e nemmeno gesti al limite dell’imbecillità (come le scritte sui muri contro i soldati). C’è poi chi ha invocato il ritiro immediato delle truppe e chi ha messo in dubbio l’aspetto eroico di certe missioni. Ognuno pensa e dice ciò che vuole.
Ma la preside di Roma ha commesso un grave errore. Uno che prevale su tutti gli altri: ha confuso – e in una scuola pesa più che altrove – la retorica con il rispetto.