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Farefuturo o fareislam

L’aggressione subita a Milano da Daniela Santanché è profondamente grave. L’esponente politico è stata colpita ed è finita all’ospedale con una prognosi di venti giorni. Ciò perché si è ‘permessa’ di contestare l’uso del burqa a norma della legge 152 del 1975 che vieta di coprire il capo.
L’aggressione alla Santanché è grave in sé, su questo non c’è dubbio. C’è però dell’altro. L’ex parlamentare ha invocato il diritto a svolgere la propria manifestazione e ad esprimere le proprie idee pacificamente, visto che ci troviamo ‹‹in Italia e non in un califfato››. Ma il commento più duro e condivisibile è stato espresso dal ministro degli Esteri, Franco Frattini, che ha dichiarato senza mezze misure come il ferimento della Santanchè e l’omicidio della giovanissima Sanaa, verificatosi nei giorni scorsi, ‹‹sono segnali pericolosi e preoccupanti, di un’immigrazione che fatica a riconoscere i diritti umani e l’uguaglianza di ogni genere››.
Ben diversamente si è espresso –  così almeno ha fatto a giudicare dai principali telegiornali – il rappresentante della curia milanese, inviato da Dionigi Tettamanzi. Non una parola per l’aggredita Santanchè, solo uno stanco e stucchevole richiamo pauperistico che indebolisce la Chiesa cattolica proprio nel momento in cui la comunità italiana sentirebbe il bisogno di ascoltare ben altre parole da parte dei suoi sacerdoti.
Che c’entra il burqa con la povertà? Che c’entra il burqa con la religione? Dall’inviato della curia milanese, da fedeli, ci saremmo aspettati sì un richiamo alla pace e alla concordia, ma soprattutto un richiamo alla libertà degli individui. O forse Cristo non è giunto per liberare gli uomini e la fede cristiana non è quella che abbiamo imparato al Catechismo e dunque una straordinaria lezione di libertà responsabile?
L’auspicio è che la Conferenza episcopale, retta con mano ferma e saggia prudenza dal cardinal Bagnasco, corregga quanto prima queste espressioni che non fanno bene alla religione cattolica, la fede tradizionale del popolo italiano.
Aprendo i giornali stamattina, registriamo anche le reazioni di uomini e donne della politica. Tra tutte vale la pena di citare Souad Sbai e Sofia Ventura. L’onorevole Sbai, musulmana, ha deplorato la violenza nei confronti di Daniela Santanchè ribadendo che in Italia si deve poter essere liberi di esprimere le proprie opinioni. La professoressa Ventura, finiana già nota alle cronache per le sue prese di posizione sul quotidiano online FareFuturoWebMAgazine, ha invece parlato di ‘azione sbagliata’ e di ‘inutile provocazione’ della Santanchè. Una provocazione ‘inutile’ che, secondo la professoressa Ventura, doveva essere evitata. C’è da chiedersi se la provocazione inutile sia dell’onorevole Santanchè o della professoressa Ventura.

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