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Di Pietro: Fabrizio Corona è sfigato

Sarebbe molto carino, se questa fosse l’occasione di fare una Norimberga per i crimini giudiziari, politici e democratici non solo del biennio 92-94, ma di tutta questa seconda Repubblica fondata, anziché sul lavoro, sulle inchieste giudiziarie e i processi a mezzo stampa.
Ma non lo sarà. Il fatto che un “Sostituto Procuratore” della Procura di Milano, che solo “per caso” ebbe la titolarità delle inchieste sul finanziamento illecito milanese, si incontri con i vertici dei servizi segreti italiani, ed esteri, è un fatto di puro folklore molisano.
Se quella cena è poi l’occasione in cui Di Pietro riceve una targa di riconoscimento dal capo della Kroll, l’agenzia segreta privata dell’alta finanza americana (detta anche “CIA di Wall Street”), che fra i suoi scopi ha quello di cambiare i regimi del mondo per far fare affari alle grandi multinazionali, è una pura coincidenza. Come lo è il fatto che quella targa è consegnata il giorno dopo l’invio, da parte del buon Di Pietro, del primo avviso di garanzia a Craxi.
Che bello il mondo in cui viviamo, dove si trattano seriamente solo le vicende di Fabrizio Corona, e quelle serie vengono affrontate come se fossero scandali passionali.
Infatti il nostro “Corona” molisano si affretta a dire: “Io a differenza di chi va a cena con le veline di turno sono andato a cena con i carabinieri che lavoravano con me a Mani pulite”. Il capo della Polizia, che non sembra si possa ascrivere ai Carabinieri, lavorava con lui, un pezzo grosso della Kroll (arrivato per l’occasione da Washington) lavorava con lui, e lui ovviamente lavorava nel Comando operativo dei Carabinieri di Roma, dove vi fu la cena. Ovviamente , la cosa era talmente normale che neanche il resto del Pool di Mani Pulite sapeva niente. Ed era talmente una cena di lavoro che l’altro Procuratore, Colombo, era tornato a Milano, da solo, quella sera stessa, ignaro di tutto.
Quindi un Sostituto Procuratore di Milano, il giorno dopo aver inquisito il principale leader politico dell’epoca, se ne parte per Roma per una cena, presso la quale, “per caso”, come dice lo stesso Di Pietro, incontra non solo Contrada, ma anche una delle più influenti spie americane. A chi non è mai capitato di venire a Roma da Milano e incontrare queste persone?
A quale magistrato non è mai capitato di ricevere un “prestito” da un suo inquisito, duecento milioni in una scatola di scarpe, e poi essere assolto con una pacca sulla spalle dai suoi colleghi? A chi non è capitato, mentre lavora alla Aster, una fabbrica di materiali militari (che c’azzecca?), di conseguire una laurea in Legge dando ventidue esami in trentuno mesi? A chi non è capitato di essere riconosciuto dalla spionaggio di un paese estero come un agente dei servizi italiani fin dal 1985?
Forse non è mai capitato a Fabrizio Corona, ma forse è sfigato: è anche sotto processo, lui.

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