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Spettacolo: sì alla trasparenza e all’eccellenza, no all’assistenzialismo

Nei giorni scorsi Piero Ostellino ha avuto il merito di affrontare con decisione il tema del sostegno pubblico al mondo dello spettacolo. Nella sua analisi Ostellino, citando dati inoppugnabili, ha spiegato che il mondo dello spettacolo non è solo un produttore culturale, ma il volano – ammesso e non concesso che voli – di una parte dell’economia italiana. Da qui l’invito del commentatore del Corriere ad abbandonare le proteste corporative per imboccare la strada del rinnovamento. Agli stimoli di Piero Ostellino ha immediatamente risposto il ministro Sandro Bondi, titolare del dicastero della Cultura e dello Spettacolo.
Bondi ha risposto immediatamente dalle colonne del quotidiano di via Solferino assicurando per l’ennesima volta il suo impegno a limitare i tagli al Fus. Il ministro dello Spettacolo ha altresì sottolineato i due principali settori nei quali si intende intervenire: la situazione disastrosa della lirica, con particolare riferimento alla più che mai necessaria riforma delle fondazioni lirico sinfoniche, oggi malamente privatizzate, e l’azione del governo volta a defiscalizzare il settore dello spettacolo. Per Bondi, in pratica, tax shelter e tax credit sarebbero solo l’inizio.
Sull’argomento è intervenuto anche l’ex ministro Rocco Buttiglione, oggi all’opposizione. Dalle colonne del Tempo ha illustrato la sua idea: una tassa da far pagare a tutti i produttori cinematografici, italiani e stranieri, ma volta unicamente a costituire un fondo per il cinema, separato dal Fus, per sostenere la presenza sul mercato interno ed internazionale dei film prodotti in Italia.
Infine da annotare l’intervento di Gabriella Carlucci. L’infaticabile parlamentare PDL esperta del settore e autrice della prima proposta organica di riforma dello spettacolo dal vivo, concorda con Ostellino sull’idea di aprire l’industria dello spettacolo alle regole del libero mercato: ‹‹Sono totalmente d’accordo con alcune ricette suggerite da Ostellino attraverso le quali realizzare questa vera e propria rivoluzione culturale: estensione dello Statuto delle Piccole e Medie Imprese a quelle dello spettacolo; accesso al credito agevolato; agevolazioni per lo sviluppo, attraverso la defiscalizzazione e la detrazione per chi investe; creazione di strumenti a difesa dell’occupazione e di ammortizzatori sociali››. La responsabile PDL del Settore Spettacolo sottolinea però anche ‹‹quanto auspicato e suggerito nell’articolo è già ampiamente contenuto nella proposta di legge quadro di riforma del comparto dello spettacolo dal vivo che reca la mia firma e che, salvo imprevisti, verrà approvata molto presto in sede deliberante in Commissione Cultura alla Camera dei deputati. A tal proposito, sono convinta che una vera e profonda ristrutturazione del settore debba passare necessariamente per una ridefinizione delle norme che lo regolano, riforma che il mondo dello spettacolo attende addirittura da 60 anni. In attesa dell’approvazione di questa legge però – ha aggiunto Carlucci – non possiamo e non dobbiamo abbandonare migliaia di imprese e lavoratori, i quali a causa dei tagli operati rischiano il fallimento ed il proprio posto di lavoro. Credo – prosegue la capogruppo PDL in Commissione Cultura – che nessuno possa tacciare di corporativismo chiedere a gran voce il diritto alla sopravvivenza. Io per prima, nei mesi passati, ho invocato la necessità di perseguire una moralizzazione per ciò che attiene erogazione e gestione dei fondi pubblici destinati alle aziende culturali. Sono convinta che si debbano trovare strade e percorsi capaci di liberalizzare il settore. Sono altresì persuasa – ha concluso l’esponente del Popolo della Libertà – della necessità di giungere a questi risultati attraverso un profondo ma graduale processo riformatore››.

 

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