Archivio di Spettacolo

Solo il mercato può salvare il Cinema italiano

Il Cinema del Belpaese è in crisi? O in ascesa?
Morente o nascente? Se ne parla ininterrottamente da troppi anni ormai.
La condizioni di salute di uno degli strumenti di comunicazione, informazione e intrattenimento più affascinanti ed efficaci dell’era contemporanea creano lunghi e travagliati dibattiti.
Ma non è mai semplice venirne a capo: quale deve essere l’unità di misura da adottare?
Gli incassi complessivi delle sale nostrane? Il numero di uscite in un anno? La quantità e qualità dei registi o attori emergenti? Il numero di riconoscimenti ottenuti nelle varie manifestazioni locali e internazionali? Le recensioni della critica che conta?
Ecco, in certi ragionamenti e facile entrare, quasi impossibile uscirne.
I punti di vista si incontrano e scontrano e ognuno è libero di preferire uno tra i criteri appena elencati.
Ma forse il punto centrale è un altro: cosa manca (se qualcosa manca) davvero oggi al Cinema italiano?
Dando un’occhiata qua e là, la risposta vien da sé: il fatidico prodotto medio.  Che probabilmente agli occhi di molti apparirà come un termine infelice, ma basta a sintetizzare bene la questione.
Nel nostro Paese il settore vive attraverso due realtà opposte: da un lato c’è la produzione “alta”, sovvenzionata dallo Stato e gestita quasi sempre dai padroni della cultura italiana. Film ideologizzati e poco amati dal mercato e dal pubblico.
Dall’altro le grandi sigle, che realizzano e distribuiscono prodotti a larghissimo consumo, quelli che non tradiscono mai. Come i famosi cinepanettoni, film di dubbia qualità che però convincono la gente, almeno durante le feste, a entrare nelle sale.
E nel mezzo? Troppo poco, quasi nulla. Per questo motivo, il nostro Cinema è sempre meno “popolare”, inteso nel senso più nobile della parola. Spesso si fa molta fatica a trovare una decente alternativa alla pellicola dalle eccessive pretese artistiche e pedagogiche e a quella invece usa e getta e dalla risata facile facile.
In America ciò non accade. Merito dei soldi che noi non abbiamo, verissimo. Ma merito anche del mercato. Quello che purtroppo davvero latita dalle nostre parti.  
Diviso tra assistenzialismo e monopolio delle grandi industrie, il Cinema di casa nostra non riesce ad avvicinarsi in maniera convincente allo spettatore e ad entrare fino in fondo nelle sue abitudini di vita. Serve quindi liberalizzarlo e sottoporlo alle leggi tradizionali del commercio.
Solo la concorrenza, la competitività, l’accesso al mezzo di nuovi protagonisti economici e culturali possono risvegliarlo dal lungo torpore e fargli fare il tanto atteso salto di qualità.
Un film bello, di ottima fattura e anche campione d’incassi al botteghino non è solo una stupida utopia. E’ un progetto realizzabile: grazie ad una riforma strutturale, che pone il mercato e i suoi principi democratici e meritocratici al centro di tutto.

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