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Per noi il futuro è oggi

Fare un partito non è così difficile, io lo so bene. Difficile è radicarlo, renderlo un movimento rappresentativo. Quando Silvio Berlusconi è salito sul predellino quel momento è stato la conclusione di un processo lungo, iniziato il 26 gennaio del 1994 col discorso della discesa in campo di Berlusconi.
Il Popolo della Libertà è figlio diretto di Forza Italia. Reca in sé la stessa carica rivoluzionaria che parte dal basso, dal popolo. Un popolo che chiedeva una rappresentanza comune e Silvio Berlusconi l’ha capito per primo. Gli ha dato forma concreta a partire dal 2 dicembre 2006 con la grande manifestazione di Piazza San Giovanni in Roma.
Don Sturzo diceva “le rivoluzioni sono figlie di idee e sentimenti prima che di interessi”, e questo è quello che sta accadendo oggi. Idee e sentimenti di un popolo di cittadini si uniscono per dar luogo alla grande casa dei liberali e dei moderati. Questo poteva solo accadere da questa parte.
Sappiamo che servono nuove forme di partecipazione. Un movimento politico del terzo millennio non può nascere con le regole dei partiti del secolo delle ideologie. In 15 anni di gloriosa storia Forza Italia ha avuto al massimo 400.000 iscritti. Rispetto a una media di 10 milioni di elettori sono il 4 per cento. E se andiamo a vedere ancora meglio quei 400mila si sono iscritti perché a chiederglielo sono state 20-30mila persone, lo 0,2-0,3 per cento.
Un partito non può essere governato dallo 0,3 per cento del proprio elettorato. Serve un partito a due velocità. La prima è propria del partito tradizionale, contempla gli iscritti, ed è quella della politica vissuta in prima persona, indispensabile per far funzionare il partito stesso e le istituzioni, è il luogo per selezionare e formare la classe dirigente. La seconda velocità è propria di un partito che potremmo definire all’americana, dove chi si registra non è interessato a impegnarsi in prima persona nella vita politica, però vuole dire la sua ed è interessato a intervenire sulle grandi scelte: il candidato sindaco, il leader; e sui grandi temi politici: il testamento biologico, la scuola, la pianificazione del territorio. Per la consultazione si può usare sia internet, sia i gazebo: questo è un parlamento a cielo aperto! Un partito così organizzato sarebbe capace di consolidare il consenso e di contribuire in modo determinante ad aumentarlo, attraverso anche gli strumenti di comunicazione che la tecnologia ci mette a disposizione. E in questo contesto forse possiamo inserire le primarie, sperimentarle.
Un movimento politico deve avere la cosiddetta “vision”, immaginare il futuro che vuole dare al Paese che vuole amministrare. Ciò può avvenire solo tenendo fede ai punti fermi del nostro programma: l’abbattimento del carico fiscale attraverso la guerra agli sprechi e l’uso delle nuove tecnologie; la realizzazione di tutte le infrastrutture che migliorino la mobilità di persone e merci; la riforma della Costituzione con il passaggio dalla Repubblica parlamentare a quella presidenziale con l’eliminazione del bicameralismo perfetto e la riduzione del numero dei parlamentari; la riforma della giustizia con la separazione delle carriere prevista con riforma costituzionale.
Il Popolo della Libertà ha il dovere di creare le condizioni per l’Italia della meritocrazia con scuole e università più efficienti, con una migliore integrazione tra il momento della formazione e quello dell’inserimento nel mondo del lavoro. Difendere le nostre tradizioni, la nostra storia come nel caso del crocefisso nei luoghi pubblici.
Insomma, un’Italia più moderna con spirito conservatore nelle tradizioni. Proprio come vuole essere il Popolo della Libertà.
*Presidente della Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni presso la Camera dei Deputati 

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