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Per Famiglia Cristiana occorre un remake del 1997

Il direttore di Famiglia Cristiana, don Mario Sciortino, ha scritto che «Una concezione padronale dello Stato ha ridotto ministri e politici in ‘servitori’, semplici esecutori dei voleri del capo» e «poco importa che il Paese vada allo sfascio: non si ammettono repliche al pensiero unico. E guai a chi osa sfidare il ‘dominus’ assoluto».
Il capo e dominus assoluto sarebbe Berlusconi e il Popolo della Libertà è insorto, in punta di penna e guanti bianchi, contro «il settimanale insulto di Famiglia Cristiana al governo, un pregiudizio e un atto di arroganza che la mette fuori della dottrina sociale della Chiesa» e questo per ricorrere alle parole  garbate del ministro Rotondi.
Quanto al ministro Bondi ha parlato di «sconcerto e amarezza», dato che don Sciortino mostra di ignorare il ruolo svolto in questi anni dalla Chiesa e dalla classe politica cattolica. Ebbene non c’è da stupirsi, tantomeno da indignarsi. Che ci vogliamo aspettare di diverso da don Sciortino?
È piuttosto il caso che al di là del Tevere ripetano la decisione di Giovanni Paolo II che, l’11 febbraio 1997, commissariò il settimanale e la stessa Congregazione Paolina inviando un delegato pontificio, monsignor Antonio Buoncristiani, dopo che Famiglia Cristiana aveva preso sistematicamente posizioni radicalmente divergenti dalla dottrina cattolica. Ed effettivamente don Sciortino è mirabile interprete di una dottrina diversa da quella cattolica. Egli – nella buona compagnia di don Andrea Gallo, don Vitaliano Della Sala e altri – celebra la religione dell’antiberlusconismo. E non da oggi.
È l’uomo che ha ‘scomunicato’ Berlusconi per i suoi comportamenti «gaudenti e libertini» e ciò perché – parole sempre di don Sciortino – «con Dio non è possibile stabilire un lodo, tantomeno chiedergli l’immunità morale». Naturalmente per il Paolino ce n’è anche per la Chiesa che con i suoi silenzi favorisce l’immorale azione del satanasso berlusconiano.
Ogni frutto ha il suo albero. Non occorrerebbe parafrasare il Vangelo di Luca, ma talvolta pare che qualcuno se lo sia dimenticato. E allora va detto con forza che se siamo a questo punto è perché al direttore di Famiglia Cristiana fu data mano libera, in nome del pacifismo, quando questi rappresentava Bush come il capo del partito della guerra.
Don Gianni Baget Bozzo ci aveva messi in guardia da certi sottoprodotti scadenti del Concilio Vaticano II (Il Predellino).

 

 

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