Ogni settimana il Samu-rai fa un viaggio diverso: dalle città alla provincia, dal paesino di montagna alla capitale europea, dalla zona d’interesse enogastronomico alla località di mare. Appunti di viaggio, pronti all’uso per i lettori di “A voce alta”.
Arrivare a Parigi. Un nuvoloso cielo d’inverno impedisce la vista dall’alto di questo agglomerato urbano di più di 10 milioni di abitanti. All’aeroporto Charles de Gaulle, la prima immagine d’impatto sono gli aerei che atterrano su piste-ponti, sotto le quali passano strade e treni. L’efficienza (dei trasporti ma non solo…) accompagna tutta la permanenza: per raggiungere il centro città bastano 20 minuti di treno fino alla Gare du Nord e poi via, con 14 (dico 14!) linee di metropolitana.
Visitare Parigi. La prima sensazione è di trovarsi dentro un meraviglioso plastico: strade larghe e perfette, palazzi e tetti in un monocromo grigio oro, senza un’antenna, un cassonetto, una carta in terra…dopotutto la città si è evoluta come capitale di un impero coloniale che si estendeva su cinque continenti, e questo passato rimane presente nell’urbanistica imponente.
Appena si entra in qualsiasi luogo, questa perfezione apparentemente fredda si scalda di storia, di volti, di gesti, di arte. I consigli per articolare una visita da ricordare sono: la zona dell’Opera, il Louvre (la parte italiana, Antica Grecia ed Egitto, il resto solo se non vi gira ancora la testa) la Gare d’Orsay (dedicato agli impressionisti e non solo: primo in classifica come spazio espositivo, ricavato nella vecchia stazione), la Tour Eiffel (davvero interessante capirla, e vista impagabile), il Moulin Rouge (quando uno spettacolo racconta il gusto di una nazione) e per finire il Marais: dal Centre Pompidour in poi, il quartiere “giovane” di Parigi tutto da passeggiare e scoprire; portate il costume perché meraviglioso è il suo hammam.
Mangiare a Parigi. Se amate la movida notturna il centro offre ben poco, fatevi invece conquistare dall’atmosfera delle brasserie in art noveu (tra le più interessanti in Boulevard Saint Germain). Ecco tre consigli, rimanendo nel centro, per almeno tre tipologie di tasche (considerate che mangiare da vero parigino non è mai a buon mercato, minimo 25€). Passeggiando per Rue de Rivoli allontanandovi dal Louvre, quasi alla fine troverete “La Tartin”: qui Lenin in esilio passava le sue giornate, e gli interni sono conservati come allora; ottimo vino, le famose “tartin” e la classica zuppa gratinata di cipolle in una delle sue versioni migliori. Se invece volete trovare il regno degli stufati, andate da Lipp, proprio vicino alla chiesa di Saint Germani des Pres; qui il prezzo sale un po’ ma troverete uno stinco di maiale memorabile. Sulla stessa Boulevard Saint Germain, poco più avanti, lo stile liberty del Vagenende (monumento nazionale) vi conquisterà con i suoi specchi e stucchi originali: agnello, filetto al pepe e fois grais da manuale. Troverete la cucina francese speciale nelle materie prime, e nella qualità di preparazione sempre medio alta: il fai da te che ogni tanto troviamo in Italia qui è davvero bandito.
I parigini. Come in tutte le grandi capitali, chi incontrate risulta o ospitale o menefreghista, ma la vera priorità del parigino sembra sempre essere “efficienza e organizzazione”, altro che i tedeschi! Forse per questo a volte non sembra avere tempo per comprendere le necessità degli “sconosciuti” turisti; in conclusione vi consiglio di essere gentili al limite della piaggeria, e preferire un francese maccheronico misto a italiano a un buon inglese che, il più delle volte, pone un muro culturale verso il vostro interlocutore parigino…la rivalità imperialista ha lasciato i suoi segni.