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Operazione Valchiria

Operazione Valchiria è un sensazionale thriller politico con la dose di effetti speciali standard alla quale gli americani ci hanno ormai piacevolmente assuefatto. La storia è costruita bene e per un momento si crede persino che sia possibile uccidere Hitler, che forse la storia è andata in un altro modo, che era possibile per le gerarchie militari trattare la resa con gli Alleati ed evitare la guerra nel cuore dell’Europa. 
Tuttavia, se l’obbiettivo era quello, sacrosanto, di dimostrare che la burocrazia tedesca era più fedele alla Nazione, piuttosto che al Nazionalsocialismo, allora il film lo fa comprendere in toto. Se, invece, il regista puntava ad avvalorare la tesi che la burocrazia, e il popolo, non subisse il fascino e l’autorità di Hitler, il film dimostra esattamente il contrario.
In qualunque fase cruciale, la condizione sine qua non per gli obiettivi dei cospiratori era quella di uccidere il Fuhrer. Tutti, dalla stenografa, agli assistenti ai telefonisti, una volta appreso che Hitler era vivo, si sono ritirati dall’operazione alla velocità di un V2.
Un altro aspetto da considerare è naturale conseguenza del primo. Una nazione controllata capillarmente, in preda alla pazzia di un uomo, non è in grado, nemmeno con l’aiuto di alti organi di Governo, di liberarsi da una dittatura senza che alcuni cannoni stranieri non diano una sveglia. Nel film si nota come Hitler derubrichi lo sbarco in Normandia come un fatto “sotto controllo, come mi riferisce il Generale Goering”.
Allo stesso tempo il leader dei cospiratori si fa convincere da un simpatizzante, esperto di esplosivi, che una carica di quella portata potrà sicuramente uccidere Hitler.
Questo è l’altro problema dei meccanismi del potere: la fedeltà al capo scompare davanti alla necessità di tranquillizzarlo sui fatti, e il capo diventa la prima vittima della Propaganda quando dai sottoposti pretende sudditanza psicologica, piuttosto che la verità.
Valeva ieri con i vari Goering, e vale oggi con gli yesman, che sono i germi che covano la sconfitta nello stesso nido del capo.

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