La notorietà calcistica lo aveva colpito indirettamente nel 1993. Almanacco del Calcio Panini di quell’anno, la bibbia per tutti i bulimici della sfera che si fermano ovunque si trovino e qualsiasi cosa stiano facendo di fronte ad un Highlights.
In quella copertina c’era “il calcio” di quegli anni, Marco Van Basten, il “Cigno di Utrecht” che, di lì a poco, avrebbe incontrato il suo triste destino: la cartilagine della caviglia che non ricresce e una carriera stroncata a 29 anni.
Dietro all’olandese in quella foto c’era Massimiliano Allegri. Immagine scattata durante un famosissimo Pescara-Milan 4-5 nel quale i biancoazzurri di Giovanni Galeone si trovarono in vantaggio 2-0 dopo pochi minuti, poi la corazzata Capello ribaltò tutto, con Van Basten protagonista.
Massimiliano Allegri toscano e livornese da calciatore era un signor centrocampista, bloccato dalla scarsa attenzione che i capoccia del football di casa nostra hanno per i giocatori italiani, dalla riapertura delle frontiere in poi. Faceva gol spesso da lontano, vedeva il gioco, costruiva, inventava, si sacrificava. Poi è diventato allenatore. Da qualche mese ormai, Massimiliano Allegri è il miglior allenatore d’Italia. Lì, nella stessa terra dove ha fallito Trapattoni, Allegri, ha fatto credere ai vari Marchetti, Lopez e Biondini, ai Daniele Conti figli d’arte, agli Acquafresca che se si chiamasse Robert Newater probabilmente sarebbe al centro di un’asta tra gli eroi del mercato, ai Jeda e a tutti gli altri, di essere in grado di giocare a testa alta e potere vincere contro tutti. Guardiamo le ultime partite, ça va sans dire…..
Il Milan all’Olimpico di Roma ha vinto 3-0 con la Lazio, due giornate fa era stato il Cagliari a vincere 4-1 sullo stesso campo.
Il Cagliari ha dominato l’Inter due settimane fa a San Siro, sprecando l’insprecabile per portare via i 3 punti. Quella volta è stato raggiunto. Ma a Torino, sabato sera ha fatto il bello ed il cattivo tempo. 1-0, poi 1-2, alla fine 3-2. Alla Juventus!
Cellino, il presidente sardo, mandava via gli allenatori quasi fosse una missione. Ora ha con sé Massimiliano Allegri, che oggi gli fa sognare l’Uefa e che comunque fa giocare ai rossoblù il miglior calcio.
Considerato questo, se il pallone italiano avesse voglia dovrebbe regalarci un po’ di cose che all’estero sarebbero normali: un Allegri o un Mario Beretta piuttosto che un Davide Ballardini sulle panchine di Juve, Inter, Milan.
Come quando Silvio Berlusconi regalò la panchina rossonera a tal Sacchi Arrigo da Fusignano, ricordate? E lui veniva dalla serie B.
Questo fu l’inizio di una nuova frontiera.
Allegri ed i suoi compagni attendono fiduciosi.
Intanto il mister del Cagliari è davvero uno dei pochi fortunati: in questo calcio italiano pieno di problemi, è uno dei pochi a stare… Allegri, di nome e di fatto, in attesa della panchina della vita.