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Minzolini, il nuovo che avanza

Augusto Minzolini, neo direttore del Tg1, è stato al centro – qualche settimana fa – di aspre polemiche e duri attacchi, reo di non aver acceso i riflettori del più importante notiziario Rai sulle note vicende baresi. Parliamo ovviamente di Patrizia, del premier e di tutto il gossip che fino all’altro giorno ha riempito pagine e pagine di giornali.  
Lui, invece, ha deciso in un certo senso di voltare pagina. E proprio dalla sua nuova poltrona Rai, ha affermato in diretta tv:  “Ad urne chiuse voglio spiegare a voi telespettatori perché il Tg1, malgrado le polemiche, ha avuto una posizione prudente sull’ultimo gossip o pettegolezzo del momento: le famose cene, feste o chiamatele come vi pare, nelle dimore private di Silvio Berlusconi a palazzo Grazioli o Villa Certosa. Il motivo è semplice: dentro questa storia piena di allusioni, testimoni più o meno attendibili e rancori personali non c’è ancora una notizia certa e tantomeno un’ipotesi di reato che coinvolga il premier e i suoi collaboratori. Accade che semplici ipotesi investigative e chiacchericci si trasformino in notizie da prima pagina nella realtà virtuale dei media o per strumentalizzazioni politiche o per interessi economici”.
Un bella novità. Considerando la tendenza dei giornalisti di casa nostra a strumentalizzare vicende poco chiare e a creare, da notizie quanto meno confuse, preconfezionate verità.
Minzolini ha poi citato il celebre caso Sircana: “È avvenuto in passato,  quando si tentò di colpire il presidente del consiglio di allora strumentalizzando la foto che ritraeva un suo collaboratore in una situazione definita scabrosa. È accaduto più volte in queste settimane in cui è stata messa sotto i riflettori la vita privata del premier in nome di un improvviso moralismo: abbiamo visto addirittura celebri mangiapreti vestire i panni di novelli Savonarola. Queste strumentalizzazioni, questi processi mediatici, non hanno nulla a che vedere con l’informazione del servizio pubblico. Nella settimana in cui gli Stati Uniti hanno scelto le nuove regole per proteggere il risparmio nel mondo, mentre esplodeva il caso Iran, e alla vigilia del G8, sarebbe stato incomprensibile privilegiare polemiche sul gossip nazionale solo per scimmiottare qualche quotidiano o rotocalco. Questa è la linea editoriale del Tg1 che vi ho promesso, cari telespettatori, fin dal primo giorno. E che continuerò a garantirvi”.
Si tratta di un evidente cambio di rotta. Avviato dall’uomo giusto al posto giusto, ovvero il rappresentante più autorevole di una nuova generazione di giornalisti nel telegiornale più seguito del nostro Paese.
Fare informazione, oggi, in questo mare di notizie che si accavallano e che aggrediscono l’utenza, vuol dire innanzitutto selezionare quelli che sono considerati i temi più importanti.
E allora, con tutta franchezza, c’è da chiedersi: un pettegolezzo non coadiuvato da fatti concreti può meritare l’apertura del primo tg nazionale? E se la voce in questione riguarda l’uomo più potente e più in vista, ciò non può rappresentare un attenuante.  Ma dovrebbe anzi invitare maggiormente a riflettere, non solo per la persona, ma per quello che in uno Stato intero egli rappresenta. Il grande giornalismo d’inchiesta, tanto osannato dai puristi più in voga, diventa spazzatura se non rispetta la prima e fondamentale regola: il riscontro con la realtà.
La sinistra, in quei giorni, come da copione ha gridato allo scandalo. Ma se per scandalo consideriamo un giornalismo che vuole rinnovarsi ed essere onesto prima che pungente e ricattatorio, noi ci schieriamo senza sé e senza ma dalla parte di quel “vizioso” senza pudore che risponde al nome di Augusto Minzolini.

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