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Il Diavolo non veste Prada. E punta tutto sui giovani

Niente eccessi. Tanta austerità. Queste le parole d’ordine a Milanello e dintorni. Dopo decenni di parate e grandi investimenti, il Diavolo decide che è giunta l’ora di razionalizzare le risorse e di creare un team nuovo, che prende spunto da modelli come l’Ajax e l’Arsenal.
“Si può essere competitivi e vincenti anche senza follie”. Sembra essere questo lo slogan in voga nel centro sportivo dei rossoneri.
Per i tifosi è stato, però, tutto abbastanza traumatico. Non deve essere facile assistere alla repentina metamorfosi della propria squadra del cuore, che è passata nel giro di pochi mesi dal monopolio di un mercato stellare alla svendita.
Si punta molto sul nuovo – e in un certo senso anomalo –  tecnico Leonardo, che dovrebbe fare della sua inesperienza in panchina una risorsa inestimabile e sdoganare, come solo in parte ha già fatto Mancini, la gioventù degli allenatori, a discapito dei vecchi e cari guru.
Un altro punto di forza sarà – o meglio dovrà essere – il famigerato gruppo, che aveva perso la sua compattezza a causa della concomitanza di troppe primedonne e di un ciclo, quello del pluridecorato Ancelotti, ormai arrugginito.
Poi ci sono i giovani, nuova frontiera della Milano rossonera: Antonini, Di Gennaro, Darmian, Pato e Borriello su tutti. Un ragguardevole cambio di guardia per una delle squadre più vecchie d’Europa.
La rinascita milanista, nonostante i suoi troppi bassi profili, è stata accompagnata solo da sporadiche e circoscritte contestazioni. Tifosi e appassionati non nascondono il loro malumore, ma in fin dei conti è ancora tanta la fiducia nei confronti della dirigenza e di tutta la società. Una fiducia che, proprio per questo motivo, non ammette più passi falsi.
E per il Milan si presentano all’orizzonte sfide difficili, le più ostiche dell’era berlusconiana. 
Ma il Diavolo – se è vero che la storia non tradisce mai – dinanzi agli ostacoli si esalta e non perdona.

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