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Il giardino delle vergini suicide

Una colonna sonora impeccabile, curata dagli AIR, un duo di autori francesi di musica ricercata, per un piccolo capolavoro della cinematografia contemporanea.
Sofia Coppola, conosciuta ingiustamente ai più solo perché figlia di Francis Ford, e non per i suoi meriti di regista, ci regala nel 1999 un film struggente sulla giovinezza americana, troppo spesso effimera e di vane speranze, dove cinque sorelle belle e malinconiche cercano di fuggire da una famiglia difficile e bigotta.
In parte le cinque sorelle riusciranno nel loro intento, cercando l’amore e l’affetto di cui sentono il bisogno nelle braccia di giovani uomini vuoti, ma spensierati, il cui unico problema è nella troppa gelatina tra i capelli o in una partita in meno di football nei week-end, ma soprattutto non lasciandosi tra di loro mai veramente sole, neanche in quelli che sono i momenti più tragici del film.
Il film affronta dunque il tema del distacco dalla propria famiglia d’origine, sia come mero aspetto oggettivo, sia come distacco dalle usanze e dai costumi tanto cari alle padri. E lo fa con due giovanissimi Kirsten Dunst e Josh Hartnett che, divenuti successivamente due attori sex-symbol, dimostrano circa dieci anni fa di non essere emersi per caso, ma per doti recitative notevoli (forse grazie anche alla vicinanza nel film di ottimi attori già affermati quali James Woods, Kathleen Turner e Danny De Vito).

L’impressione è che la storia vera, che scosse l’America nel 1974, su cui si basa il film, altro non sia che un pretesto per la giovane regista per raccontare una difficoltà di rapporti tra due generazioni, in un momento storico, come la metà degli anni ’70 del secolo scorso negli Stati Uniti, dove spesso i genitori ricordavano il dovere della prescrizione obbligatoria per il Vietnam e i figli sognavano una nuova Woodstock.

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