Archivio di Spettacolo

Il Cinema rosso su un altro pianeta

Anche a Venezia, da quel che si apprende, non mancano i film da bollino rosso. Non sono vietati ai minori, non sono scabrosi o dall’alto tasso erotico. Sono semplicemente figli della cultura di sinistra. Dominante, ancora oggi, nel mercato dell’arte. Cinema incluso. 
Non c’è nulla di male se si esprime, anche tramite un film, una visione del mondo o addirittura un’ideologia. L’importante è che sia un bel film. Poi tutti siamo liberi di giudicare e decidere se vale la pena pagarlo e guardare. Ovvietà.
Ma ciò che non pare avere logica è la netta distanza tra la produzione culturale attuale (compresa quella cinematografica) e la realtà in cui essa opera. 
“Quanto è bello avere il cuore a sinistra”, sembra essere il messaggio. O peggio: “Che disastro è il solito, incorreggibile Berlusconi”. 
Punti di vista e libertà di espressione. Peccato, però, che la gente la pensa in maniera completamente diversa. E che al bar, a lavoro, a casa e poi nell’urna, fa valutazioni parecchio differenti. 
C’è quasi un abisso, quindi, che separa il grande schermo dalla vita reale. Non è granché come scoperta, si sa. E’ roba vecchia. Ma col passare dei decenni nulla cambia. 
Il mondo dell’arte è abbastanza omologato e non deve essere facile entrare a farne parte se non fai anche tu un bel predicozzo contro il Cavaliere e i suoi amici. Se non fingi, almeno per un po’, di fare la faccia schifata mentre viene nominato il Signor B. Cose che capitano, purtroppo.
Ma la colpa, anche stavolta, non sta tutta da una parte. La destra – e tutto ciò che è estraneo alla sinistra – non fa poi tanto per recuperare terreno.  Non mancano i fermenti culturali (basta vedere cosa accade nella Rete), il deficit si ravvisa piuttosto nell’organizzazione e nella capacità, come si diceva una volta, di fare sistema.
E poi servirebbe un’altra cosa, che assomiglia più o meno ad un miracolo: spoliticizzare il mondo della cultura italiana. Renderlo più impermeabile ai pregiudizi politici. Capace di incarnare un senso critico che va oltre gli steccati ideologici. 
Sui disastri del centrosinistra italiano si potrebbero girare migliaia di film di ogni genere: dal comico, al grottesco passando persino per il drammatico. Ma sullo schermo, in merito, non proiettano nulla. Anche se le opinioni, in Italia, su Prodi e compagni, diventano sempre più convergenti. 
Va bene essere contro la maggioranza e ribellarsi a volte alle standardizzazioni della vita di tutti i giorni.
Ma a lungo andare si rischia l’isolamento. E nella peggiore delle ipotesi l’inutilità.

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