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Discorso immaginario di un leader mai esistito

“Devo annunciarvi, oggi, da questo palco, una decisione sofferta ma inevitabile. Che chiude un percorso lungo e travagliato. Un percorso politico che non può non portare alle mie dimissioni da presidente della Camera. E’ questo un gesto di coerenza,  perché il lungo sodalizio con la destra berlusconiana termina oggi. E comincia così un nuovo giorno. Guiderò, con il sostegno di tutti voi, una nuova destra”.
Applausi, delirio, stupore. Opposizione ed ex alleati spiazzati dalla determinazione di un leader che ci crede e che adesso vuole andare fino in fondo e prendersi quello che, secondo lui e chi lo ama, merita.
Senza indugi, senza troppi, inutili compromessi. Alle parole, alla voglia di cambiamento, seguono subito i fatti.
In un paese dove a dimettersi sono solo i pazienti dagli ospedali, Gianfranco Fini avrebbe quindi potuto lanciare un segnale forte, quasi sconvolgente. Lui, paladino della legalità e del “nuovo”, pronto ad affrontare con coraggio la più grande partita della sua vita. Pronto a dare, sul campo, una lezione di coerenza e lealtà. Al diavolo la convenienza, la tattica, gli schemi, le ipocrisie: armi spuntate di un passato fallimentare che uno statista del terzo millennio può solo combattere.
Sì, noi per un attimo proviamo a immaginarlo così l’ex leader di Alleanza Nazionale. Un avversario vero, capace di assumersi tutte le sue responsabilità e di uscire allo scoperto, di sposare senza calcoli una ambiziosa, seppur assai opinabile, missione politica. A discapito di un incarico istituzionale palesemente incompatibile con il nuovo corso.
Ciò, siamo convinti,  avrebbe senza dubbio nobilitato lo scontro, in vista poi della prevedibile sfida elettorale con il Cavaliere.
E invece? La realtà, purtroppo e ancora una volta, sta al di sotto di qualsiasi utopia. Delude la speranza, umilia l’immaginazione.
Parole al vetriolo contro governo e maggioranza non sono state seguite, come per logica e correttezza ci si poteva aspettare, da comportamenti chiari e inequivocabili.
Chiusa Mirabello, restano però i veleni, i rancori e le polemiche. E’ stato detto ma non è stato deciso. Tante porte aperte, infinite scorciatoie, troppa retorica, nessuna sostanza. Nemmeno una verità.
E in questo c’è sicuramente poco Futuro, c’è zero Libertà.

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