Politica

Radio24, Benedetto XVI e la superficialità di Time Out

Ci sono laici, forse anche laicisti, sicuramente radical-chic di sinistra, che non riescono a trattenersi dal dissertare di Chiesa. Una, Santa, Cattolica e Apostolica.
Non lo fanno certo per fede, tanto meno per “dovere di cronaca” ma soltanto perché non possono sfuggire al fascino di un’istituzione millenaria che qualche centinaia di milioni di creduloni ritiene addirittura – guarda un po’ – il corpo del figlio di Dio. Un’istituzione che ha attraversato i secoli per il sacrificio di uomini che si sono fatti crocifiggere, lapidare o, più banalmente, mangiare dai leoni.
Un’istituzione guidata da un uomo solo, scelto da un collegio di altri uomini che agiscono ispirati dallo Spirito Santo! Ma che roba è?!
Indubbiamente l’attrazione per costoro è irresistibile, al punto che finiscono col parlare di qualcosa che non capiscono, che non conoscono e di cui non sanno cosa dire se non una serie di banalità qualunquiste.
È il caso dello speaker di “Time Out”, nuova trasmissione di Radio24 che dovrebbe spiegarci il senso delle notizie ma che finisce col trattare in modo superficiale gli argomenti che pretenderebbe sviscerare. L’intervista a Luca Scarlini – autore del libro “Sacre Sfilate” – è l’occasione per mettere impropriamente e strumentalmente insieme l’apertura del pontefice alla fraternità scismatica San Pio X e le dichiarazioni di un vescovo lefebvriano, monsignor Richard Williamson, che nega la Shoah.
Parlando con gli intervistati – tra cui il portavoce dell’Opus Dei Giuseppe Corigliano e il direttore dell’Osservatore Romano Giovanni Maria Vian – lo speaker (scimmiottando il tono di Igor Righetti, autore e conduttore a RadioUno) accenna al carattere anti moderno di Ratzinger con un frasario da bar e al recupero della tradizione, con il sacerdote «che dà le spalle al… pubblico!» senza spiegare – perché questo dovrebbe essere l’obiettivo dichiarato della trasmissione – che il ritorno alla Messa celebrata con il sacerdote rivolto verso Oriente (l’Est simboleggia il luogo dal quale ritornerà il Signore) non viene proposto «per dare le spalle al pubblico», anche perché non siamo a cinema, ma per avvicinare l’uomo a Dio.
D’altra parte non è che ci sia da aspettarsi granché dallo speaker, visto che ha continuato ad insistere sul carattere “pop”, nelle sue diverse declinazioni, anche dopo che un vaticanista dello spessore di Paolo Rodari ha tentato – inutilmente – di spiegargli che la portata del pontificato ratzingeriano va ben oltre la mentalità comune e sceglie a priori di non inseguire il consenso facile quanto effimero.
Ma vallo a spiegare a chi, con una superficialità che lascia esterrefatti, banalizza con quattro stralci televisivi un argomento al tempo stesso così profondo e delicato. Eppure, per riuscire ad affrontare in modo meno rozzo il pontificato di Benedetto XVI, sarebbe bastato leggere un po’ di articoli di Rodari, naturalmente sul Foglio. Alle volte la mancanza di umiltà si paga con grandi prove di ignoranza.
(il Predellino).

 

Riguardo l'autore

vocealta