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Da Generazione Italia contro Bondi solo volgarità

La volgarità con cui il “direttore” di Generazione Italia attacca il coordinatore Pdl Sandro Bondi la dice lunga sulla cultura politica che taluni pretenderebbero di infondere al primo partito italiano.
Solo chi è in cattiva fede o manca di capacità di comprensione può travisare in modo così grossolano i ragionamenti pacati e centrati svolti ieri dal ministro Bondi nel confronto con il presidente della Camera, Gianfranco Fini. Di cosa è colpevole Bondi? Di aver difeso la classe dirigente del Pdl dall’offensiva giudiziaria in corso da anni e agitata da certa, nota, parte della magistratura nei confronti di certa, nota, parte politica?
Di aver detto che se avesse prevalso nel ’93-’94 la cultura del sospetto senza l’intervento di Berlusconi avremmo avuto i comunisti al governo? Di pensare che Tina Anselmi è meglio di Rosy Bindi e che invece la cultura giustizialista che ha eliminato la classe dirigente della prima Repubblica – quella che ieri Fini ha detto di giudicare migliore dell’attuale – apre la strada oggi a esponenti politici nuovi, da Bocchino a Barbato a Franceschini?
L’esponente bocchiniano, per ribattere a Bondi, sa solo scrivere ‹‹Abbiamo tre anni davanti: con un pizzico di buon senso si può ripartire. Solo così si può superare il dissenso. Non certo agitando il fantasma di Baffone e immaginando complotti di ogni sorta, come faceva il compagno Stalin. Tutte cose con le quali Bondi ha grande familiarità››.
È questo ciò che piace al presidente Fini? È questo il genere di confronto che auspica? Non è questa ‹‹l’atmosfera franca e cordiale che ha avviato una riflessione che proseguirà nei prossimi giorni in un auspicato clima di serenità›› promessa nella nota ufficiale, stilata nelle scorse ore, al termine dell’incontro tra Augello e Bocchino e i vertici di quello che dovrebbe essere il loro partito. Evidentemente “Franco”, dalle parti di Generazione Italia, è solo un nome di persona (da ilPredellino).

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