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C’è tanta Italia nella conquista di Madrid

L’Inter vola a Madrid. E il 22 maggio incontrerà il Bayern di Monaco per provare ad agguantare, dopo quasi mezzo secolo, il trofeo più ambito del mondo.
Quella di Barcellona è stata quindi una serata storica. Che ha visto i ragazzi di Mourinho lottare fino alla fine contro una squadra bella e inutile. Leziosa ma quasi mai pericolosa.
I milanesi hanno sofferto, complice pure l’espulsione di Motta nel primo tempo. Raramente hanno superato la metà campo avversaria, ma hanno difeso la vittoria di San Siro in modo impeccabile. Straordinari Samuel, Lucio, Zanetti. Ma l’elogio va a tutto il team, che ha sudato fino all’ultimo secondo. E non ha perso lucidità nemmeno quando Piquet, a pochi minuti dal traguardo, ha riacceso le speranze del Camp Nou.
L’1 a 0 basta e avanza per vivere una finale che, solo qualche mese fa, sembrava irraggiungibile.
Al di là di quello che in molti potranno pensare, si è trattato di un classico trionfo italiano. Anche se l’allenatore, portoghese, non ama il nostro calcio e anche se in campo, ieri sera, di giocatori italiani non si è avuta traccia.
Ma l’atteggiamento, lo spirito, la strategia, la mentalità dell’Internazionale che ha beffato i blaugrana rievoca tante imprese tricolori del passato. La forza del gruppo e la capacità di “nascondere” il campo agli avversari, che di rado sono riusciti a impensierire i milanesi, sono da sempre tra i punti cardini della nostra gloriosa tradizione calcistica.
José Mourinho, ovviamente, non lo riconoscerà mai. A lui vanno tantissimi meriti. In primis quello di aver dato consapevolezza e carattere all’ambiente nerazzurro. Ma i mezzi utilizzati da special one, impossibile nasconderlo, sono marchiati made in Italy.
Ciò non scoraggerà, fra qualche settimana, i tanti “gufi” che faranno il tifo per i tedeschi. Ma riempie sicuramente d’orgoglio chi pensa che il pallone italico, ancora una volta, ha dimostrato di non essere proprio da buttare.

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