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Obama: surge, bribe, run! E l’Italia?

Eccola la ricetta obamiana per far leccare i baffi a tutti gli americani indispettiti dal procrastinarsi indefesso della guerra in Afghanistan. Tre ingredienti, forse apparentemente contraddittori, per placare le battaglie mediatiche e chiudere l’onerosissimo capitolo di bilancio di 227 mld di dollari del solo anno 2009, senza che gli americani ci perdano la faccia. Già, perchè trattare oggi con i capi nemici insorti e lasciare domani il paese farebbe presagire un probabile ritorno allo status quo ante del 2001. Il tutto corroborato dall’elevata frammentarietà socio-politica delle istituzioni locali, per niente soddisfatte della cricca di Hamid Karzai.La strategia annunciata in dicembre dall’”uomo del cambiamento” all’Accademia Militare di West Point si esplicherebbe in una prima fase di aumento delle truppe, quasi a voler mostrare un impegno più consistente delle forze americane. Successivamente, avvio di negoziati d’intesa col nemico: in pratica, comprare i taliban vogliosi di redimersi e mettere in piedi delle istituzioni tutte afghane. Terza fase: fuga. I soldati USA torneranno a casa a partire dal mese di luglio 2011. E gli americani tireranno un sospiro di sollievo. E gli afghani?
Vincenzo Camporini, capo di Stato Maggiore della Difesa, spiega alla rivista “Limes” che l’obiettivo generale è creare forze di sicurezza afghane che possano autogestirsi. Gli afghani, che oggi si vedono aumentare la presenza di truppe straniere, si mostrano sempre più ostili e si rivolgono ai signori della guerra che gli americani tentano di combattere. Il tutto crea un pastiche di interventi che affastellano detriti su detriti a scapito di una soluzione rapida della questione afghana. Se le forze americane venissero ritirate prima dei tre anni ritenuti necessari per la messa in sicurezza istituzionale del paese, si rischierebbe di riaprire una ferita purulenta. Le infiltrazioni dal Pakistan riavrebbero la meglio. Idem per i centri segreti di addestramento jihadista.Ma ciò che conta è la propaganda. Gli spin doctors statunitensi presenteranno un’altra vittoria, finendo per credere loro stessi nella propaganda. Lo stesso generale Mc-Chrystal avverte che “i media stanno pilotando le crisi”. Eppure, i media non sono la bocca della verità. Ce lo dimostra la censura fatta durante il governo Prodi sulle operazioni condotte dai nostri soldati, in virtù della quale, fino al ritorno del centro-destra a palazzo Chigi, gli italiani combattevano senza che la comunità internazionale ne facesse menzione. Data l’americanizzazione del conflitto, l’obiettivo di Roma non è oggi quello di compiere scelte rilevanti o decisive. Gli italiani non possono intervenire se non blandamente, poiché ogni ordine promana dal comandante americano sul campo. Ad esempio, McChrystal ha presentato il suo rapporto sulla guerra senza interpellare gli alleati. Agli italiani, dunque, non rimane che fungere da modello per gli altri corpi speciali e influenzarli, così, in modo induttivo. Ne sono prova i risultati ottenuti dalle task force Nibbio I e Nibbio II, degli alpini della brigata Taurinense e dei paracadutisti della Folgore. Di questo, certamente, l’Italia del Patto atlantico può andar fiera.

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