La “Wall-Art” è un argomento che scotta, per via delle varie visioni che intellettuali ed intellettualoidi hanno sempre voluto dare alla questione. L’antica diatriba sull’ipotesi delle forme d’arte contemporanea relative ai graffiti sui muri non fa vittime né prigionieri. Tutti i soloni si sono sempre arrovellati nell’ingarbugliato tentativo di cercare di punire il punibile e contemporaneamente salvaguardare la forma d’arte.
Ma approfondendo l’argomento, ossia facendo una semplice passeggiata in un qualunque quartiere della Capitale ci si rende subito conto di quante di queste scritte sui muri siano realmente classificabili come forme d’arte: una piccolissima percentuale di bei graffiti si trovano spesso ai lati dei cavalcavia o sui muri di cinta delle rotaie ferroviarie.
Ma approfondendo l’argomento, ossia facendo una semplice passeggiata in un qualunque quartiere della Capitale ci si rende subito conto di quante di queste scritte sui muri siano realmente classificabili come forme d’arte: una piccolissima percentuale di bei graffiti si trovano spesso ai lati dei cavalcavia o sui muri di cinta delle rotaie ferroviarie.
Una buona percentuale riguarda lo sport, tematiche politiche solo estremiste e tra quelle comprensibili restano quelle di qualche impavido innamorato cronico che manifesta alla sua lei (o presunta tale) quanto la sua vita sia cambiata da quando ella è arrivata o da quando ne è uscita.
Ma la stragrande maggioranza di queste scritte o imbrattamenti sono firme di alcuni deficienti che devono dimostrare agli idioti colleghi ed al mondo intero che si può uscire dall’anonimato con una semplice bomboletta di vernice.
La legge odierna (art. 639 C.P.) recita così: “Chiunque […] deturpa o imbratta cose mobili o immobili altrui è punito, a querela della persona offesa, con la multa fino a euro 103. […]”.
Tralasciando l’impatto economico sul reo, la dicitura “a querela della persona offesa” rende sostanzialmente impuniti ed impunibili tutti questi atti vandalici.
Evitando di fare demagogia sulla forma d’arte dei graffiti l’unica voce condivisibile è quella che tutela la proprietà privata ed il pubblico patrimonio. Nessuno, novelli Michelangelo e Picasso inclusi, può permettersi di deturpare i beni di terzi, non c’è sfogo artistico che tenga.
Ci si aspetta molto dal Governo Nazionale e da quello Capitolino anche su questo fronte.
Ma la stragrande maggioranza di queste scritte o imbrattamenti sono firme di alcuni deficienti che devono dimostrare agli idioti colleghi ed al mondo intero che si può uscire dall’anonimato con una semplice bomboletta di vernice.
La legge odierna (art. 639 C.P.) recita così: “Chiunque […] deturpa o imbratta cose mobili o immobili altrui è punito, a querela della persona offesa, con la multa fino a euro 103. […]”.
Tralasciando l’impatto economico sul reo, la dicitura “a querela della persona offesa” rende sostanzialmente impuniti ed impunibili tutti questi atti vandalici.
Evitando di fare demagogia sulla forma d’arte dei graffiti l’unica voce condivisibile è quella che tutela la proprietà privata ed il pubblico patrimonio. Nessuno, novelli Michelangelo e Picasso inclusi, può permettersi di deturpare i beni di terzi, non c’è sfogo artistico che tenga.
Ci si aspetta molto dal Governo Nazionale e da quello Capitolino anche su questo fronte.