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Augusto Minzolini, più chiaro di così?

“Il divorzio che si sta consumando nel Pdl almeno un elemento positivo lo determina: la chiarezza. E in questo momento c’è bisogno di chiarezza, non di tatticismo esasperato”.
29 agosto 2010, edizione serale del Tg1. Il direttore Augusto Minzolini interviene così in un editoriale, proprio mentre l’ufficio di presidenza del Popolo della Libertà sta affrontando una delle questioni più spinose, a soli due anni e mezzo dalla sua nascita.
Difficile non essere d’accordo, Minzolini mette in evidenza un paradosso tutto italiano: nel giorno in cui la Camera dei deputati approva una Manovra finanziaria di epocale importanza, promossa a pieni voti dall’Europa e presa addirittura a modello e nel momento in cui la maggioranza dimostra di sapere affrontare con la giusta competenza e determinazione una crisi economica di portata globale – riuscendo tra l’altro ad ottenere il consenso di larga parte dei cittadini ed azzerando quindi lo scontro sociale – il primo partito del Paese è costretto a prendere seri provvedimenti e a compiere scelte difficili a causa di un clima infuocato dalle polemiche e dai veleni.
In cui i giornali hanno svolto un ruolo non secondario: raccontando una realtà che poco si addice alla vera condizione dei fatti e contribuendo a disorientare l’opinione pubblica con un ingiustificato catastrofismo.
Ecco perché, e qui si arriva al punto, solo il divorzio poteva garantire chiarezza. Impossibile tirare a campare, continuare a litigare sul metodo e sui concetti, oscurando quotidianamente la realtà delle cose. E il lavoro di un governo che è stato capace di sfidare le lobbies e di ridare credibilità internazionale a un Paese intero.
Senza dimenticare poi quello che è successo, sempre ieri, nell’altra camera, ovvero la storica approvazione della Riforma dell’Università al Senato. Altro italico tallone d’Achille. Ma su Augusto Minzolini, come da copione, è piovuto di tutto. L’opposizione, i colleghi, i vertici Rai non hanno affatto gradito la sua netta presa di posizione. E’ davvero un gran peccato, perché il direttore del primo tg nazionale ha espresso la sua opinione in modo non equivoco, mettendoci di nuovo la faccia.
Non ha truccato servizi, o fatto ricorso a vecchi espedienti del mestiere. Ha in pratica detto la sua con estrema chiarezza e disarmante semplicità. Quella stessa chiarezza che il giornalista nel suo editoriale ha evocato. E che, nell’epoca dei complottisti e casinisti di professione, all’Italia serve come il pane (il Predellino).

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