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A proposito di libertà di stampa

Nelle ultime settimane, in Italia, è andata in scena la classica commedia degli equivoci.
Equivoci cercati, voluti e costruiti.  Utili a confondere le idee e a passare sempre e comunque dalla parte della ragione. La “guerra” mediatica esplosa negli ultimi giorni ha quindi risvolti più o meno tragicomici.
Il nostro Direttore, in un bellissimo articolo di qualche giorno fa, ha posto in risalto i rischi dell’eccessiva semplificazione del linguaggio politico e, in generale, del dibattito pubblico nel nostro Paese. Una semplificazione che,  invece di chiarire, svuota i contenuti e li banalizza. Divenendo così il braccio armato della faziosità.
Altro fenomeno, strettamente correlato a quello sopracitato, riguarda l’abuso dei termini.
Nelle note vicende degli ultimi giorni, a essere violentata è stata proprio la “libertà di stampa”.
Il premier condanna pubblicamente i continui attacchi ricevuti e la costante invasione nella sua vita privata?
E’ in pericolo la libertà di stampa.
Berlusconi decide di esercitare un suo diritto, ovvero querelare quei giornali che, secondo lui, hanno screditato la sua immagine riportando notizie false?
E’ un attacco alla libertà di stampa.
Vittorio Feltri rivela su Il Giornale una sentenza di condanna nei confronti del direttore di Avvenire?
Non è uno scoop. O semplicemente una notizia. E’ un attentato alla libertà di stampa.
Scriviamo questo articolo, oggi, per evidenziare a nostro avviso certi difetti di un sistema mediatico appiattito da pregiudizi e conformismi? Ovviamente anche questo è un assalto alla solita, buona per ogni evenienza, libertà di stampa.
E alla fine chi è che ci rimette?
La libertà di stampa, appunto. Valore inestimabile per ogni democrazia, messo però alla berlina per interpretare, come da copione,  il ruolo di perenne vittima del regime.
Post scriptum: nell’allegra (mica tanto) combriccola antiberlusconiana entra anche il noto regista americano Michael Moore. Che a Venezia strizza l’occhio ai compagni tricolori: “Certo,  voi in Italia avete il problema di avere un leader conservatore un po’ folle. Lo so che non dovrei dirlo, sono ospite nel vostro Paese”.
Un’altra miccia è stata innescata. Preludio a un documentario del castigatore a stelle e strisce sulla politica italiana? Visti i precedenti, ben venga.
Dopo il suo chiacchieratissimo “Fahrenheit 9/11”, George W. Bush trionfò alle presidenziali del 2004.
Forza Michael. Facci sognare.

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