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Michael, in bilico tra il bianco e il nero

Così, per arresto cardiaco, così, perché prendeva troppi farmaci, così, perché era divorante e divorato da tutto e da tutti ma ancor prima da se stesso, così..
Segnato da un’esistenza in bianco e nero, dentro e fuori,  proprio come una sua canzone “Black or White”, un uomo per il quale la legge era tutto e il contrario di tutto, il Re incontra-stato del pop mondiale, inventore di un genere, dotato di una voce unica come una lama che trafigge, penetra e rimane.
Negli ultimi anni si parlava di lui solo per sapere che cos’era diventato, di che colore era o quali e quanti bambini avesse molestato… ma la storia è diversa.
Nasce a Gary il 29 Agosto 1958, a cinque anni, a colpi di cintola da parte del padre, il piccolo Michael è già la stella dei “Jackson brothers”, poi diventati “Jackson five”, un gruppo di grande successo formato da lui e dai suoi fratelli; nel 1972 a 13 anni Michael Jackson comincia la sua  carriera da solista incidendo quattro dischi con la Motown e vendendo circa 16 milioni di copie.
Nel 1979 esce la prima collaborazione con Quincy Jones, “Off the wall”, album che in poco tempo vende oltre venti milioni di copie
Ma è nel 1982 che Michael Jackson entra  di diritto nella leggenda.
Esce “Thriller”, che con le sue 109 milioni di copie  è, tuttora,  il disco più venduto della storia della discografia mondiale.
Scrive  “We are the world” insieme e Lionel Richie,  passa metà della vita a fare seria benefi-cenza per i bambini poveri, viene arrestato con l’accusa di pedofilia salvo poi essere  assolto da tutti e dieci i capi di imputazione…sempre in bianco e nero, bianco come il suo Genio che nessuno si dovrà mai dimenticare, nero come quell’infanzia che gli e’ stata strappata e che lui ha ricercato e rincorso per tutta la vita.
E’ stato tutto: cantante, ballerino, cantautore, coreografo, compositore, musicista, arrangia-tore , produttore, discografico, sceneggiatore , imprenditore.
E’ stato capace di tutto:  comprare i diritti editoriali dei Beatles e poi rifiutarsi di rivenderli a Paul McCartney,  inventare un famosissimo passo di danza (il moonwalker),  scrivere quello che ha scritto;  spendere, nonostante tutto, 30 milioni in più  all’anno rispetto a quello che straguadagnava, è stato capace persino di diventare bianco pur essendo nato nero e forse per una malattia (la vitiligine) come dicono alcuni, non per eccentricità o follia.
Una vita agli estremi, nel bene e nel male, come tutti i predestinati.
Ma sapere che un talento di questa portata non c’è  più, rende tristi, la perdita è grossa e artisticamente incolmabile.
Per fortuna restano “Billy Jean”, “Heal the world”, “Bad”, “We are the world”, “Thriller”, “Beat it” e tanto altro ancora. Rimangono loro a ricordarci  chi era davvero Michael Jackson.
A noi invece non rimane che ringraziarti,  Michael, per l’enorme contributo artistico che hai dato al Pop mondiale, ringraziare quella  porta spalancata con l’inconscio che è stata la croce e la delizia della tua vita e che ne ha contraddistinto i colori, sempre, rigorosamente, in bianco e nero.

 

 

 

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