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Uno “spin doctor” per il premier

Nessuno tra i consiglieri di Berlusconi sembra ricordare «L`arte della guerra» di Sun Tzu. «Chi per primo occupa il campo di battaglia e si predispone in attesa del nemico sarà in vantaggio. Chi invece raggiungerà il campo in un momento successivo e sarà costretto a correre per occupare le posizioni vi arriverà esausto», annotava a mo` di Lapalisse 2500 anni fa il filosofo cinese, aggiungendo oltre che «non bisogna mai accamparsi su un terreno pericoloso». Sebbene nelle ultime settimane i «Consigli a Berlusconi» siano un nuovo e frequentato genere letterario della stampa italiana, sorprende che nessuno a proposito dell`affaire D`Addario abbia sconsigliato il premier di accamparsi su un terreno pericoloso e lì ingaggiare battaglia. Per ora, le manovre difensive messe in atto sembrano frutto di una tattica di breve respiro più che di una strategia di lungo periodo. La difesa indicata dai più stretti collaboratori, pur con ampie sfumature, sembra compresa tra due poli ugualmente inefficaci poiché lasciano, direbbe Sun Tzu, le truppe su un terreno avverso: minimizzare, negare.
Del primo, è stato inconsapevole promotore l`avvocato Niccolò Ghedini quando in un impeto di tecnicismo giuridico ha definito Berlusconi «l`utilizzatore finale», sottendendo che l`utilizzazione finale non configura reato. Del secondo, sono interpreti tutti quanti hanno cercato di spiegare che quelle cose non sono mai esistite, e le feste a villa Certosa o Palazzo Grazióli erano simposi di filosofi ed educande o peggio, vedi Vittorio Feltri, il quale prima ha sostenuto che in fondo tutti gli italiani sono fatti così e poi è arrivato a ipotizzare la conclamata impotenza fisica di Berlusconi. Qualcuno ha scelto vie alter- native. Mario Giordano è andato al contrattacco, fino al punto paradossale che Berlusconi si è sentito in dovere di chiedere scusa a Lorenzo Cesa per l`esagerazione dell`inchiesta del Giornale. La tattica incarnata da Giordano è quella di dimostrare che anche gli altri, cioè la sinistra e l`Udc, D`Alema e appunto Cesa, in passato si sono macchiati delle stesse colpe.

E dunque, male interpretando l`apoftegma biblico «chi è senza peccato scagli la prima pietra», tenta di far passare l`idea che «tutti colpevoli, nessun colpevole». Ma forse non ricordando il risultato che produsse, si parva licet, simile linea difensiva proposta da Craxi ai tempi di Tangentopoli.

Giuliano Ferrara, criticando Ghedini che minimizzava, ha invece consigliato a Berlusconi di ammettere la realtà delle cose e rispondere con atti politici, tralasciando le vicende private. Più o meno la stessa idea di Renato Brunetta che ha suggerito di spostare l`attenzione dell`opinione pubblica, fornendo ogni giorno nuovi progetti e proposte governative sulle quali aprire il dibattito. Infine spicca Francesco Cossiga che ha proposto a Berlusconi di contrattaccare in modo netto, dimettendosi e andando a elezioni. Ferrara, Brunetta e Cossiga sembrano quelli più esperti dell`arte della guerra. Perché sono gli unici, per ora, che indicano l`unica soluzione saggia: spostare il campo di scontro.
Nonostante le annose critiche contro Berlusconi abile manipolatore, che si sappia, il premier non si è però mai affidato a veri spin doctor, come invece Tony Blair e Nicolas Sarkozy quando hanno dovuto dare una sterzata alla propria immagine. Gli spin doctor prescindono infatti dalla realtà, agendo solo sulla percezione della realtà e cercando appunto di imprimere all`opinione pubblica quell`effetto, lo spin, favorevole a una parte politica. Più semplicemente, Berlusconi ha avuto al suo fianco bravi sondaggísti, per esempio negli ultimi tempi Alessandra Ghisleri che meglio di altri ha saputo tastare il polso degli italiani. Non è un caso che la via scelta da Berlusconi, anche in questo momento di impasse, sia stata quella di farsi forte di un sondaggio che lo dà al 61% dei consensi. Ma di fatto accettando di restare su un «terreno pericoloso».
In sostanza, riassumendo, la difesa di Berlusconi si è attestata su tre poli: è un complotto, sono fatto così, ho ancora consenso. Più in generale quella dei suoi consiglieri: non è vero che le cose stanno così, comunque è un complotto, tutti noi siamo così, anche gli altri sono così, le cose sono vere, ma non importa.
Una decina di linee difensive, spesso confliggenti, che generano confusione, lasciando il premier in balia dei mass media che in parte svolgono l`onesto ruolo di controllori dell`agorà pubblica, in parte incarnano in modo palese o sostengono in modo obliquo posizioni a lui avverse. Senza entrare nel dettaglio, la vicenda ha comunque contorni oscuri. I modi, i tempi, le reazioni, le pressioni, sembrano a tratti frutto di coincidenze, a tratti frutto di macchinazioni.
Che ci sia in atto una sorta di guerra all`esterno e all`interno del centrodestra è chiaro. Non si può pensare che tutto sia stato causato da un complotto (sarebbe ingeneroso nei confronti di Veronica Lario che ha aperto il caso), né che tutto sia una semplice concatenazione di banali casualità.
La lettura di Sun Tzu potrebbe perciò offrire spunti felici: «Chi eccelle nell`arte della guerra costringe gli avversari a fare ciò che desidera e non il contrario». Ma anche quella di von Clausewitz quando ricorda che comunque «la forma difensiva della conduzione della guerra è in sé più forte di quella offensiva» (Da il Corriere della Sera).

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