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waiting for 25 aprile

La manomissione della Storia e la sua conseguente strumentalizzazione per meri fini politici ed elettorali ha caratterizzato, nel secolo scorso, il dibattito dei salotti buoni d’Italia e influenzato la pubblica opinione. Nell’ultimo decennio, per fortuna, qualcosa è cambiato: il definitivo declino di un’ideologia, il fallimento di un’intera classe dirigente figlia dei moti sessantottini e la caduta di vecchi steccati culturali hanno contribuito, insieme allo sdoganamento di aree politiche considerate sino a quel momento di serie B, a smitizzare la Storia e soprattutto a svuotarla di faziosi artifici, costruiti e tramandati in nome di una superiorità morale che, ancora per fortuna, riproposta oggi sfiora il ridicolo e procura generale ilarità. L’assenza di una memoria condivisa trova il suo apice nelle celebrazioni del 25 Aprile. Festa politicizzata allo stremo, tanto da dividere ulteriormente il Paese in due: tra chi la usava per rivendicare la propria ideologia e chi, culturalmente e politicamente opposto, sentiva invece il naturale bisogno di rinnegarla per non buttarsi in una mischia già ben preconfezionata. Magari sfruttando il rosso sul calendario per trascorrere con familiari e amici la classica gita fuori porta. Per tale motivo, la scelta di Berlusconi di prendere attivamente parte alle celebrazioni di sabato prossimo non rappresenta la resa, come qualcuno vuol fare credere, nei confronti di un monopolio ideologico. Ma anzi è l’emblema del  riscatto per milioni di cittadini che a questo evento storico hanno avuto il coraggio di attribuire un significato diverso. Come ad esempio il ringraziamento eterno al sacrificio delle tante giovani vittime americane,  che hanno salvato la nostra Nazione e garantito a tutti noi uno sviluppo economico e sociale senza precedenti.

 

 

 

 

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