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Università, intervista esclusiva ad Alessandro Colorio: “La riforma? Dovevano spiegarla meglio”

Negli atenei si torna a votare. Si terrà, infatti, il 12 e 13 maggio, presso le sedi accademiche italiane, l’elezione dei componenti del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari.
Ne parliamo con Alessandro Colorio, storico e noto dirigente nazionale dell’allora Forza Italia Giovani e attuale commissario romano del movimento giovanile Pdl. Lui è uno che di politica e università se ne intende davvero. Dopo anni di appassionanti campagne elettorali nei corridoi delle facoltà.
Tanto per fare un po’ di sana informazione: spiega, a tutti quelli che non lo sanno (e non sono pochi),  cos’è e a cosa serve il CNSU.
E’ un organo consultivo che formula pareri e proposte al ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca. È formato da ventotto componenti eletti dagli studenti iscritti ai corsi di laurea e di laurea specialistica, da un componente eletto dagli iscritti ai corsi di specializzazione e da un altro eletto dagli iscritti ai corsi di dottorato di ricerca. Si vota nelle università di tutta Italia, suddivisa in quattro circoscrizioni elettorali
Di solito, in questo tipo di consultazione, a vincere è sempre l’astensionismo. Da cosa dipende secondo te?
Dal distacco storico del mondo giovanile ed universitario dalla politica e dal fatto che la politica universitaria non è percepita dagli studenti come forma di tutela dei propri interessi. Anche perché poi le frange più estreme e rumorose all’interno dei vari atenei tendono ad allontanare gli studenti reali dalle competizioni, poiché attraverso l’astensionismo di massa riescono a governare di fatto l’orientamento politico universitario.
Credi che la cosiddetta rivoluzione liberale di Berlusconi, con l’ausilio dei tanti studenti/militanti azzurri, sia riuscita negli ultimi 16 anni ad entrare nelle università?
Esistono migliaia di universitari berlusconiani convinti ed elettori del Pdl alle elezioni politiche ed amministrative. Ma lì è più difficile esternarlo, perché il mondo accademico è chiuso e bloccato su posizioni decisamente antiberlusconiane. Di fatto però le scorse elezioni alla Sapienza hanno dimostrato che la maggior parte degli studenti non ha dato il consenso a movimenti come “l’Onda”, che avrebbero dovuto minare alle basi delle riforme governative sull’università della Gelmini.
A proposito della Gelmini. Vizi e virtù, dal tuo personalissimo punto di vista, della sua tanto chiacchierata riforma.
L’unico vizio è il fatto di non averla spiegata e pubblicizzata per bene e per quella che è. La riforma è sacrosanta e la sposo in tutte le sue sfaccettature. È l’inizio della fine dei processi di baronia autarchica.
Il Popolo della Libertà vive una fase assai delicata. Ma le spaccature, emerse ai vertici del partito, esistono anche nella famigerata base? Com’è la convivenza con gli ex An all’interno degli atenei?
Il problema è che non si è ancora parlato e non si è condiviso un progetto comune sul piano culturale e sul tema valoriale a livello di movimento giovanile. Questo purtroppo ha una ricaduta inevitabile sui rapporti. Il problema è a monte, non alla base. Tra gli ex An ed ex Fi esistono anche ottime relazioni negli atenei.
Perché oggi ai ragazzi conviene, alle elezioni universitarie, votare centrodestra?
Per i motivi per i quali da anni combattiamo. Un’università di merito e qualità, libera dalle imposizioni dei docenti baroni e finalizzata ad eliminare la burocrazia e gli eccessivi sprechi. Puntando sull’edilizia universitaria e sulla defiscalizzazione dei contratti d’affitto per gli studenti fuori sede, senza dimenticare l’incentivazioni per l’utilizzo dei trasporti pubblici. Ma soprattutto per la preparazione, la tenacia e la capacità dei nostri candidati. Basterebbe leggere il curriculum vitae del candidato che personalmente sostengo al CNSU, Matteo Santucci, per rendersi conto subito di quanto sia indicato per ricoprire quel ruolo.

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