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Un romano a Roma

Quella maglia, con i colori della sua città, l’aveva indossata per un breve periodo da calciatore. 
Nel ’73. Solo sei partite, una breve e intensa parentesi prima di volare verso i lidi del sud: Catanzaro, Catania, Palermo.
Lui, romano di Testaccio, il sogno giallorosso lo aveva solo sfiorato, assaporato velocemente in gioventù.
Adesso è tornato. Per un colpo di scena: l’addio inaspettato di Luciano Spalletti.
Claudio Ranieri prende quindi una Roma ferita. Una squadra in grave crisi d’identità.
Un gruppo, però, dalle enorme potenzialità.  All’ex allenatore della Juventus si presenta una sfida difficile e allo stesso tempo eccitante: far risorgere la “Magica” nel generale clima di grande depressione.
Allenare la squadra della propria città è come un’emozione forte: si sopravvive (calcisticamente), se quel sentimento diventa uno stimolo e non un macigno.
Non è facile. Ma spesso si dimentica l’importante carriera del tecnico capitolino, che ha lasciato ricordi stupendi a Napoli, Firenze, Londra e Valencia. Pioniere della panchina italiana all’estero. E ha fatto un ottimo lavoro (sottovalutato) anche a Torino, con una squadra inferiore alle rivali.
Lui poi è un romano atipico: a volte sin troppo pacato e austero, con quello stile da “uomo di altri tempi”.
”Per me è una grande soddisfazione, ma soprattutto è il coronamento di un sogno e di un percorso professionale cominciato molti anni fa”. Queste le prime parole di Ranieri da tecnico dei giallorossi. Senza inganni e senza eccessi.
Un ritorno alla normalità. Forse proprio quello che serve alla Roma.

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