Archivio Attualità

Tanto per fare chiarezza: bastano 5 Regioni per vincere le elezioni

E’ tempo di fare due conti. Le urne si avvicinano ed è importante capire chi, tra centrodestra e centrosinistra, trionferà a queste imminenti elezioni regionali.
Ma il punto centrale è comunque un altro: su quali parametri stabilirlo? Questione ovviamente di numeri, che sappiamo non possono essere soggetti ad opinione. Per giornali e addetti ai lavori, il dato di partenza è di 11 Regioni a 2 per l’opposizione.
Giorgio Stracquadanio, sul Predellino, ha però voluto smascherare l’inganno: “Possibile che in questo conteggio fondato su due straordinari imbrogli, uno in geografia e l’altro in aritmetica, siano caduti tutti? Quante sono le Regioni italiane, forse 13, di cui 11 amministrate dalla sinistra e solo due dal centrodestra? No certo. Sono – come si è ricominciato da poco ad insegnare a scuola – ben venti. E alle tredici che vanno al voto domenica e lunedì prossimi se ne aggiungono sette in cui si è votato di recente: Val d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Molise, Sardegna e Sicilia.  E sapete com’è si dividono queste sette tra centrosinistra e centrodestra? Tolta la Val d’Aosta, amministrata dal partito autonomista locale Union Valdotaine, il centrosinistra ha vinto in Trentino, mentre il centrodestra ha vinto in tutte le altre”
“Se si fanno i conti come si deve – prosegue l’esponente azzurro – si comprende come il rapporto attuale tra centrosinistra e centrodestra per numero di regioni amministrate sia di 12 a 7. Il che riduce il presunto vantaggio del centrosinistra alle cinque Regioni che dal 1995 sono stabilmente a sinistra: Toscana, Emilia-Romagna, Marche Basilicata e Umbria”.
L’intervento dell’onorevole Pdl è stato ripreso oggi pure da Libero. E anche il giornalista Fausto Carioti si è fatto bene i suoi calcoli: “A Berlusconi basterà vincere in cinque regioni per poter dire che la maggior parte delle regioni italiane sono controllate dalla sua coalizione. E se davvero il centrodestra. dovesse ottenere sei governatori, malgrado l’entusiasmo di Bersani, il raggio d’azione amministrativo del Partito democratico avrebbe raggiunto il suo minimo storico”.

Riguardo l'autore

vocealta