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Spagna, altrochè sorpasso! Iberici in crisi

Ieri
Ma l’allevamento di tori più grande del mondo non era il regno del Bengodi? La Spagna è in crisi economica. In crisi nera. Per anni però la stampa, soprattutto la stampa italiana e spagnola, ci ha raccontato una favola: la favola della Spagna di Zapatero: economicamente frizzante come l’aveva lasciata Aznar e in più libera. Libera dai diktat della Chiesa, dai vecchi stereotipi, da una vecchia classe dirigente, quella dei Popolari di Aznar e quella dei socialisti di Gonzales.
Questa Spagna era euforica, grintosa e anche un po’ arrogante. Solo un anno e mezzo fa, in campagna elettorale, il premier spagnolo annunciava il sorpasso sull’Italia. Madrid si affiancava a Londra, Berlino, Parigi alla testa dell’Unione Europea. E chissà che dopo un portoghese alla poltrona più alta di Bruxelles non sarebbe arrivato qualcuno che parlava castigliano. In fondo – devon aver pensato a Madrid – Almunia ha già molto peso in questa nostra economia europea e può permettersi di tenere sotto stretta osservanza un Paese come l’Italia.
L’arroganza spagnola si riversava non soltanto nella politica economica, ma anche nella politica estera e di sicurezza. Chi non ricorda le bordate spagnolesche ai danni dell’Italia in tema di immigrazione da parte di chi sugli immigrati spara?
Erano, chiaramente, colpi sparati in anticipo per la battaglia sui nuovi assetti dell’Unione europea. Del resto, l’Italia di Berlusconi, si sa, non è remissiva come quella di Prodi. E Almunia e Zapatero lo sanno bene. Ma mentre l’informazione spagnola sosteneva il proprio governo, quella italiana remava contro l’esecutivo e quindi contro il Paese.
Adesso che le cose sono chiare anche per un bambino di quinta elementare, non c’è proprio nessuno che desidera fare autocritica?
Oggi
La Spagna del 2009 è un Paese in profonda crisi. L’ultimo modello della Sinistra italiana – da sempre orfana di Blair e da troppo tempo orfana di Schroeder – vede sgretolarsi l’ennesimo faro.
Come riportato da Aldo Cazzullo sul Corriere di domenica, secondo il grande intellettuale spagnolo Fernando Savater ‹‹la Spagna ha cambiato umore. Da euforica si è ritrovata depressa nel giro di pochi mesi. E sta scoprendo il bluff di Zapatero: una verniciatura di diritti civili a coprire l’inconsistenza politica; una buona dose di retorica – e l’80% di quanto dice Zapatero è retorica – a smascherare l’impreparazione economica››.  Alla faccia della bocciatura!
E adesso effettivamente i nodi spagnoli vengono tutti al pettine. E il Partido popular che ormai veniva dato per spacciato, adesso è in testa nei sondaggi per le elezioni europee.
Sta venendo giù la mano di vernice del primo ministro socialista e che è stata ben sintetizzata nel titolo del Corriere di domenica: ‹‹Cantieri chiusi, case in regalo, taxi vuoti››.
Zapatero aveva impostato il boom iberico su una crescita drogata dall’industria edilizia. Un giochino che può funzionare ma che non dura a lungo. Specie se il resto dell’economia non è sufficientemente solida. E così ora gli spagnoli si svegliano dal lungo sogno con una nuova legge sull’aborto, con un conflitto asperrimo con la Chiesa cattolica, ma con il 17,4% della popolazione disoccupata! Un dramma di non poco conto. Anche perché, come sentenzia lo scrittore Javier Cercas, ‹‹Una generazione viziata, i figli della ricchezza e della libertà, si trova ad affrontare il mal spagnolo moderno››.  La tigra iberica è malata. E malata grave.
Spagna/Italia: il confronto facciamolo adesso tra Zapatero e Berlusconi
Adesso il confronto con l’Italia diventa impietoso. Con Alitalia salva, Trenitalia che entro quindici mesi completerà la rete Alta velocità/Alta capacità, Fiat che sbarca negli Usa, una Scuola riformata, una Pubblica amministrazione rilanciata, alcune grandi opere (Passante di Mestre in testa) completate, Napoli ripulita, avviato il timing per il nucleare, un sistema bancario messo in sicurezza, un’occupazione ben lontana da scenari drammatici, una politica per l’immigrazione che finalmente dà risultati, un clima politico e civile di solidità e coesione attorno al governo, una riforma edilizia quasi pronta, un cataclisma affrontato con decisione, adesso chi è davanti e chi dietro?
Vorremmo leggere un po’ di confronti tra l’Italia dei Popolari di Berlusconi e la Spagna dei Socialisti di Zapatero. Sarebbe un’interessante spunto di riflessione in vista delle elezioni europee.
Avremo la fortuna di leggerlo o ascoltarlo nel mare magnum dell’informazione italiana? (Da Il Predellino)

 

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