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Shutter Island: potreste preferire la morte alla vita

Si intitola ‘Shutter Island’ la nuova creatura cinematografica di Martin Scorsese. E dopo un mese dall’uscita nelle sale italiane continua a registrare il tutto esaurito anche nel pomeridino. ll film riprende il best-seller di Dennis Lehane, ‘L’isola della Paura’, che racconta la storia di due agenti federali, Teddy Daniels (Leonardo Di Caprio) e la sua spalla Chuck Aule (Mark Ruffalo), che nel 1954 in piena Guerra Fredda arrivano sull’isola-pinitenziario di Shutter Island per indagare sulla scomparsa di una pluriomicida apparentemente fuggita dall’ospedale di Ashecliffe. Tra psicopatici criminali da curare e dottori filonazisti dai metodi decisamente poco ortodossi, Teddy dovrà districare il rebus della fuga scontrandosi con una realtà allucinata e allucinogena, dove il gioco del gatto con il topo finirà per confondersi tra i dialoghi kafkiani sulla follia e un faro a picco sull’oceano. Sarà lo spettatore a scegliere chi è il martire e chi il peccatore.
Per Scorsese questa pellicola è la fine di un cammino artisticamente travagliato dove sembra avere trovato il giusto equilibrio sul filo sottile che intercorre tra l’istinto umano alla violenza e quello innato alla sopravvivenza, un percorso che ogni essere umano deve passare per decidere quale ruolo giocare nella vita: il folle o il savio.
Arriverete ad essere manipolati da personaggi che nella stessa manipolazione hanno trovato la loro follia e viaggerete attraverso la psiche e le sue paranoie, le sue angoscie e le sue peversioni. Potrete scegliere quale fobia vi appartiene, quale ricordo diventa il vostro incubo più frequente. Alla fine scoprirete che la verità è una sola solo quando è apparente, ma non reale.
Tecnicamente è affascinante l’uso spasmodico della fotografia demodè di Robert Richardson, utile a rievocare pellicole e scene surreali in stile Kubrik. Risalta un ritorno alle tinte forti e ai colori vivaci in stile Shining, dove il colore è il mezzo più vivo per rendere le emozioni protagoniste. Il personaggio si fa oggetto della storia e portatore sano di una mente indipendente che fa del corpo un medium sterile. Difficile andare oltre Scorsese senza rischiare di andare oltre se stessi.
Alla fine la domanda sarà solo una:è peggio vivere da mostro o morire da uomo?

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