Ancor prima del suo discorso di insediamento, i media, i giornalisti e gli opinion maker americani che hanno sostenuto Obama in campagna elettorale, hanno già trovato le attenuanti che permetteranno all’elite liberal di giustificare i potenziali insuccessi e di massimizzare le vittorie della prossima amministrazione Obama-Biden dinnanzi all’opinione pubblica americana e a quella internazionale. Una grossa parte dell’establishment mediatico e intellettuale americano sta preparando il cuscinetto che servirà ad attenuare l’impatto e gli effetti delle sconfitte e degli under achievement della prossima amministrazione Obama.
I futuri insuccessi di Obama ricadranno inevitabilmente sulle passate sconfitte di George W. Bush. Infatti, sono mesi che i media e l’elite culturale liberal americani dipingono uno scenario economico e sociale americano che non sarà idilliaco, ma non è così poi drammatico come lo vogliono far passare. Nessuno poi, dà ancora merito a Bush di aver difeso il proprio paese da dei fanatici terroristi, che l’economia ha avuto un grande sviluppo per tre quarti del suo mandato, che gli aiuti umanitari e di sviluppo in Africa e per la prevenzione di malattie con l’Aids sono quadruplicati, e che la maggioranza degli adepti e della leadership Al Qaeda sono stati fortemente danneggiati e senza ombra di dubbio non godono più della libertà di azione logistica come avveniva nell’Afghanistan ai tempi dei talabani. Non sarà un caso, ma già si leggono articoli dove si sta mettendo Obama nella posizione di affermare che i problemi che ha ereditato sono talmente gravi che più di tanto non si poteva o non si sarebbe potuto fare. Anche il presidente Bush ha le sue reposnabilità e una su tutte riguarda la sua scarsa dote comunicativa. Il suo investimento nella costruzione dell’immagine del “Conservative Compassionate Leader” tra i repubblicani a discapito della capacità di comunicare all’opinione pubblica di tutti i partiti il senso dell’urgenza nei confronti dei problemi, ha dato ai media americani la credibilità di discreditare anche le cose giuste che la sua amministrazione ha conseguito. Ma è anche vero che, oltre a non riconoscere a Bush i giusti meriti, la maggioranza dei mainstream media americani ed europei i ha odiato Bush sin dall’inizio del suo mandato negandogli sempre il beneficio del dubbio e omettendo di contestualizzare che l’America è impegnata in una lunga guerra al terrorismo. Da mesi leggo e sento analisti ed esperti sostenere che l’America ha perso il ruolo di leadership nel mondo in seguito alle politiche interne ed estere di Bush. Sono stati invece quegli stessi analisti ed opinion maker ad essere responsabili dell’indebolimento della percezione di leadership americana in quanto, per puro disprezzo personale verso un leader conservatore cattolico praticante non politcially correct, essi non hanno esitato una sola volta ad utilizzare ogni legge, ogni decreto, ogni civile morto in Iraq, ogni dato negativo degli indici economici per indebolire e demonizzare l’amministrazione Bush. Il trattamento riservato a Bush e anche a Sarah Palin, dimostra che i mainsteam media non sono più fonti di notizie imparziali ma macchine ideologiche che invece di informare il pubblico fanno il tifo per i loro candidati.