Cosa succede quando un’associazione di categoria come la Codacons e la magistratura si scagliano contro le istituzioni? Scoppia il caso Formigoni, Podestà e Moratti. Le più alte cariche della Regione, della Provincia e del Comune della Lombardia sono sotto inchiesta per presunte irregolarità che Formigoni &Co. avrebbero compiuto nell’ambito delle politiche regionali per il contenimento dell’inquinamento atmosferico. Un avviso di garanzia per un reato che vale la severissima pena, nel peggiore dei casi, di euro 206 e centesimi 58, per la violazione dell’articolo 674 del codice penale: “getto pericoloso di cose”. Non mancano i sospetti per questa azione giudiziaria, che molti considerano l’ennesima manovra politica della magistratura contro il Pdl, perché oltre allo spettro delle regionali, negli ultimi anni la Codacons ha presentato più volte esposti in materia di tutela dell’ambiente e altrettante volte l’inchiesta era stata archiviata. Oggi invece, in prossimità del vertice ambientale di Copenaghen sul clima, il gip Marina Zelante ha deciso, attraverso il procuratore aggiunto Nicola Cerrato (quando ministro della Giustizia era Roberto Castelli era distaccato al ministero) e Giulio Benedetti, di inviare l’informazione di garanzia ai vertici lombardi. Un altro sospetto nasce dal fatto che oltre la Lombardia, nessuna delle altre undici regioni raggiunte dall’esposto Codacons è stata seguita da un avviso di garanzia. Giustizia imparziale? Così urla Formigoni dai banchi della IV conferenza nazionale Italia – America Latina, ma intanto il problema restano le regionali, dove questo colpo di coda – in stile Casentino – non è piaciuto ai fedelissimi. E anche se Bossi sembra avere abbandonato l’idea lombarda, la figura di Castelli è ancora tra i pensieri di Berlusconi, con il benestare di Tremonti. Mancano dieci giorni allo scioglimento delle riserve regionali: tutto dipende dal tasso di inquinamento.