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RAPPORTO TRA PROCURATORE E SOSTITUTO: IL PARERE DI COSIMO FERRI (MAGISTRATURA INDIPENDENTE)

Desidero tornare su un tema molto sentito all’interno della magistratura perché incide sul rapporto Procuratore della Repubblica e Sostituto, con riflessi sull’esercizio dell’azione penale.
Ritengo opportuno in particolare chiarire ciò che stabilisce, in proposito, la normativa oggi vigente.
Com’è noto, in seguito alla riforma dell’ordinamento giudiziario, è stato accentuato il profilo gerarchico dell’organizzazione degli uffici di procura attraverso un riconoscimento più significativo del ruolo del Procuratore Capo: il quale è oggi titolare esclusivo dell’azione penale; ha il dovere di “vistare” anche tutte le richieste di misure cautelari personali che provengono dal suo ufficio; ed inoltre, in caso di dissenso con un proprio sostituto in ordine ad un provvedimento assegnato a quest’ultimo, ha il potere di revocargli la precedente assegnazione di quel procedimento.
L’istituto della revoca  dell’assegnazione  è espressamente previsto in  due casi: ossia quando il magistrato assegnatario non si attiene ai principi e criteri definiti in via generale o con l’assegnazione; oppure se insorge tra il magistrato assegnatario ed il Procuratore un contrasto circa le modalità di esercizio della relativa attività.
Tuttavia, è naturale che il Procuratore, nell’esercitare i suoi poteri, sia tenuto a motivare il provvedimento di revoca. La necessità della motivazione serve a garantire sia l’esercizio trasparente dei poteri assegnati al procuratore capo, sia il rispetto dell’autonomia e dell’indipendenza del singolo sostituto procuratore nell’esercizio della propria attività. In presenza di una revoca non condivisa il singolo sostituto può quindi agire nella sede competente, che è il CSM.
Ritengo che debbano valutarsi positivamente le modifiche ordinamentali in tema di organizzazione degli uffici di procura, tese a responsabilizzare sempre di più il Procuratore Capo ed a consentire uniformità di valutazioni e di comportamenti all’interno della Procura, nell’interesse dei cittadini e della certezza del diritto. Peraltro, i maggiori poteri attribuiti al Capo dell’ufficio di Procura devono sempre essere esercitati in modo trasparente e, specie nei casi di revoca, con provvedimenti motivati. In tal modo sarà possibile valutare questi ultimi nelle sedi competenti e, indirettamente, sarà possibile esaminare anche la professionalità degli stessi procuratori; nello stesso tempo, si salvaguarda in tal modo la dignità del singolo sostituto e si rispetta la sua autonomia e la sua indipendenza.
*    magistrato

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