Politica

Se il pancotto di Andy Luotto cura dalla Rodotà quotidiana

Questa settimana, come sempre, non sarebbero mancati gli argomenti per questa rubrica: Rosy Bindi intervistata da Marina Terragni su Io donna; “la svolta epocale”, come l’ha definita il ministro Mara Carfagna, che potrebbe rappresentare l’elezione di Susanna Camusso al vertice della Cgil, prima donna dopo 100 anni; il film, peraltro ben riuscito, di Brizzi “Maschi contro Femmine”, ma aspettiamo il secondo che sarà raccontato dal punto di vista femminile (“Femmine contro maschi”); e poi comunque rimane la solita Rodotà sempre più prolifica sul “femminismo” e sempre più presa nel raccontare le ultraquarantenni e le sue Gine (alzi la mano chi ha capito chi sono queste!).
Ma a volte la domenica pomeriggio (e meno male!) si può avere qualcosa di più interessante da fare e finisce che il pancotto, che ti ha costretto a tavola fino a quell’ora, ti porti a riflettere sulle “donne” a Sutri, in provincia di Viterbo, dove a pochi importano i deliri pre-menopausa della figlia dell’illustre politico comunista. Può capitare, infatti, di scoprire che il tanto blasonato ristorante “Il D’Angeli”, noto come l’ultima passione (o come dice lui frutto della sua antica passione: la cucina!) di un artista consumato come Andy Luotto, abbia tutt’altra quotidianità.
Assente giustificato, visto che continua a condurre una trasmissione su Alice e ad avere molti altri impegni artistici, Luotto trascorre molto tempo lontano da questo delizioso comune di seimila anime che sorge su un rilievo di tufo, caratteristica principale di tutti i resti romani ed etruschi che vi si possono ancora visitare. I clienti, infatti, come volutamente anticipato sul sito internet, sono “accolti e serviti con gentilezza da Patrizia, Antonella e Roberta, perfette padrone di casa in un ambiente caldo e comodo dove aleggia arte, tranquillità e simpatia”.
Antonella, la moglie di Luotto, e le sue sorelle Patrizia e Roberta gestiscono il locale in modo impeccabile e, soprattutto, non può sfuggire la “curatela” tutta femminile riservata all’ambiente: un bagno elegante e confortevole (sono pochi quelli in cui troviamo quadri e sofà…), i ganci portaborse da attaccare ai tavoli a disposizione delle clienti e una serie di altre attenzioni al femminile e non solo. Questa atmosfera non toglie nulla, anzi è un addendum all’intrigante menù e alla lista dei vini che rivela un incredibile rapporto qualità/prezzo. Alla Rodotà e alle sue Gine romane piacciono i “fast” supplì, noi donne (nome comune, femminile, plurale) preferiamo un lento e ricercato pranzo domenicale a base di una delicatissima cacciatora in carta fata innaffiata da un eccellente Chianti. (dalla rubrica “Donne, Avanti!” del 10 novembre).
 

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