Berlusconi è un grande amico”. E se non bastasse: “… A me il premier Berlusconi piace personalmente”. A parlare non è la solita velina. Ma l’uomo più potente del pianeta, quel Barack Obama divenuto simbolo del riscatto di una sinistra italiana alla disperata ricerca di eroi. La polemica sull’abbronzatura del numero uno americano aveva riacceso la vitalità politica dell’opposizione, demonizzando il “cavaliere razzista” in difesa del nuovo mito sinistroide. Quello che è accaduto lunedì e il modo in cui si è svolto l’incontro tra Berlusconi e Obama, smentisce ancora una volta i progressisti di casa nostra, che non possono che prendere atto del forte legame di amicizia e di stima che si sta instaurando tra i due presidenti.
L’esterofilia del PD e dei partiti affini ha comunque radici lontane: lo spagnolo Zapatero e la francese Royal sono tra gli esempi più recenti. L’assenza di carisma dei propri leaders e la continua ricerca di una credibilità anche internazionale portano poi a rivendicare in maniera quasi forzata amicizie ed alleanze politiche che non esistono nella realtà.
Le parole pronunciate lunedì da Mr Obama smontano l’ennesima leggenda radical chic.